Il Castello di Udine è una delle attrattive più importanti della città, situato all’interno del suo centro storico. Ci si può accedere dalla famosa Piazza Libertà, attraversando l’Arco Bollani e iniziando a salire mediante una ripida scalinata o una salita più lieve costeggiata dal porticato del Lippomano. Scegliendo quest’ultima opzione, prima di giungere in cima al colle si incontra la Chiesa di Santa Maria del Castello, caratteristica per i preziosi affreschi di varie epoche storiche al suo interno, con accanto il campanile sovrastato dall’Angelo in bronzo, simbolo della città di Udine, che gira secondo la direzione del vento. Un altro modo di accedere al castello è da Piazza I Maggio, raggiungendo quindi la sommità del colle dall’altro versante.
Dal 1906 il Castello è diventato un museo, e tuttora è la sede dei Civici Musei di Udine. Ospita il museo archeologico, la galleria d’arte antica, la galleria dei disegni e delle stampe, il museo friulano della fotografia, una biblioteca d’arte e una fototeca. Molto spesso, inoltre, le sale diventano protagoniste di esposizioni temporanee, che attirano visitatori da Udine e fuori città.
Ma quali sono le origini dell’attrattiva di cui gli udinesi vanno tanto orgogliosi?
Sicuramente si può supporre che il colle che ospita il castello, insieme ai suoi dintorni, era abitato da epoche molto remote, essendo un elemento favorevole all’insediamento, in mezzo alla pianura e vicino a dei fiumi.
Esiste però una leggenda molto curiosa sull’origine del colle, il cui protagonista è Attila, ultimo e più importante sovrano degli Unni.
Si narra che nel 452 al suo esercito, composto da truppe prevalentemente germaniche, venne ordinato di avanzare verso Trieste. Gli unni si fermarono tuttavia presso la città di Aquileia, che al tempo era una delle roccaforti più importanti dell’impero romano; il suo controllo poteva permettere alle truppe barbare un notevole controllo sul Nord Italia. Dopo mesi di assedio Attila non era riuscito però a impossessarsene ed era sul punto di ritirarsi, quando una cicogna bianca con in grembo il suo piccolo abbandonò la città. Forse incoraggiato dal fatto che un animale di quel tipo stesse abbandonando la città perché non era più adatta a garantirgli la giusta sicurezza, il signore degli unni ordinò di non interrompere gli attacchi. La tenacia di Attila venne ripagata, poiché poco tempo dopo crollò proprio la parte delle mura dove si trovava la torre da cui la cicogna lasciò la città librandosi in volo. Il capo barbaro poté quindi impossessarsi di Aquileia, e la leggenda racconta che, per ammirare l’incendio che poi la rase al suolo, fece erigere dal suo esercito un colle nella città di Udine, creato dalla terra trasportata negli elmi di ciascun soldato. Così sarebbe nato sia il colle del castello sia lo stagno del “Zardin Grant”, oggi Piazza I Maggio.
Molti scavi, tuttavia, hanno accertato che il colle ha origini naturali ed è risalente al miocene o al pliocene, e quindi all’era cenozoica.
Reperti archeologici, inoltre, ci suggeriscono che questi luoghi erano abitati addirittura nel II millennio a.C., periodo in cui si ebbe un intenso sviluppo demografico in tutto quello che oggi è il territorio friulano e del Carso. Si ipotizza che questa zona possa essere stata infatti caratterizzata da un castelliere, un piccolo insediamento fortificato risalente all’età del bronzo e del ferro sorto in una posizione elevata che sia quindi facilmente difendibile mediante le caratteristiche naturali del territorio. Nei dintorni del castello, infatti, sono presenti molti rialzi di terra che sarebbero disposti secondo un disegno razionale, rappresentando gli argini di un castelliere preistorico fra i più vasti scoperti in queste zone, avente come vertice proprio il colle dove sorge il castello. Gli studi su questo argomento vennero effettuate da un naturalista e geologo friulano vissuto a cavallo tra ‘800 e ‘900, Achille Tellini.
Le prime notizie certe sulle origini del castello risalgono al 983, anno in cui l’imperatore Ottone II donò al patriarca di Aquileia il “castrum” di Udine. Durante il patriarcato l’edificio già presente venne abbellito e ampliato, diventando una costruzione più grande e lussuosa. Nel 1420 la fine del patriarcato fece diventare il castello di proprietà della Repubblica Veneta, ospitando quindi il luogotenente veneto fino al 1797, anno in cui cadde la Repubblica veneziana. In questo periodo sorse l’imponente costruzione che vediamo oggi, un palazzo cinquecentesco costruito in seguito a un terribile terremoto avvenuto nel 1511, che fece crollare le architetture precedenti. Dopo la caduta di Venezia il castello divenne alternativamente possessione dei francesi e degli austriaci, acquisendo un’importanza perlopiù militare. In seguito alla III guerra d’indipendenza e all’annessione del Friuli all’Italia nel 1866, tuttavia, divenne bene demaniale dello Stato e da inizio ‘900 sede museale. Nella prima metà del ‘900 il castello venne occupato dagli austro-ungarici durante la I guerra mondiale e rientrò in possesso del comune solo a guerra conclusa. Venne riaperto nel 1921 dopo alcune opere di restauro e fu sede di numerosi eventi storici e culturali fra le due guerre, esempi dei quali possono essere un discorso di Benito Mussolini, concerti di famose opere liriche, una visita del re Vittorio Emanuele III e numerose cerimonie fasciste. Il castello soffrì molto sia durante le due guerre mondiali, nel corso delle quali molte opere vennero danneggiate, sia nell’occasione del terremoto del 1976, dopo il quale ci furono numerosi interventi di riparazione dei danni strutturali.
Attualmente è un’attrattiva molto gradita dai visitatori e dagli stessi udinesi, i quali spesso durante una passeggiata in centro non possono farsi mancare una salita in castello, per ammirare la città dall’alto o per rilassarsi nel tranquillo cortile.
Nato a San Daniele del Friuli il 25 ottobre 1993. Mi giudico determinato, testardo e preciso. Incuriosito e affascinato dal mondo del design, ho studiato comunicazione e UX e per lavoro mi occupo di marketing e content creation. Malato di pallacanestro, amante del buon cibo e del buon vino. L’oppure mi permette di valorizzare il territorio del mio Friuli, l’unico posto che rimarrà sempre casa mia, riscoprendone le tradizioni con un occhio proiettato al futuro.