Il concetto fondamentale è che un “mondo nuovo” non è per forza un mondo migliore.
Non parliamo di “novità vs tradizione”, né tantomeno di ritorno alle origini: abbandonare una carriera da Social Media Manager per dedicarsi al proprio podere sperduto nelle campagne, in nome di un idillio eremita lontano dal mondo globale, non è certo la migliore delle idee. Allo stesso modo, però, non si tratta più nemmeno di schierarsi dalla parte degli innovatori o da quella degli integralisti, perché ormai solamente di innovati e di integrati possiamo parlare.
Social e mondo globale offrono una serie di potenzialità che possono (anzi, devono) essere certamente sfruttate. Come diceva Orazio, tuttavia, “est modus in rebus”: vi sono infatti determinati confini oltre i quali non può esservi il giusto, e la virtù finisce inevitabilmente per degenerare in vizio.
Quel confine, oggi, è la memoria delle generazioni passate. Moltissime volte abbiamo sentito raccontare di un tempo che sembra ormai distante anni luce, come fosse una terra lontana, immersa in un alone fantastico di socialità, semplicità e valori. Tutti noi abbiamo sempre ascoltato quei racconti con meraviglia e, a volte, con un certo senso di invidia, per essere nati in un mondo così tanto diverso dal loro.
Eppure, ce ne siamo sempre dimenticati.
Dimenticare il tempo passato significa così precipitare in un mondo degenerato, in cui la scala dei valori traballa, non è sicura, non potendoci spesso sostenere nella salita verso la virtù.
Tornando alla similitudine di sopra, c’è però da rendersi conto che la terra lontana abitata dai nostri progenitori non è solo un miraggio, ma una realtà a noi molto più vicina: è infatti la terra in cui anche noi stessi siamo cresciuti, che ci ha allevati e tuttora ci sta crescendo.
Rievocare e tramandare le memorie di questa terra, le loro esperienze, i loro valori, è dunque necessario per trovare l’equilibrio giusto tra passato, presente e futuro.
Il modo migliore per farlo è quindi affidarci ai loro prodotti, ai loro gusti, alle riflessioni e alle emozioni che possono suscitare.
Questa rubrica si propone perciò di riscoprire i valori di un mondo dimenticato, osservandolo dal punto di vista specifico dei prodotti del territorio, con una particolare attenzione all’enogastronomia locale, alla riflessione sull’agricoltura e al confronto fra le “nuove mode” agroalimentari e la tradizione.
La lente di chi scrive non è tuttavia quella di un esperto in materia alimentare, né di un critico enogastronomico o di un enologo, quanto piuttosto quella di un contadino mancato.
Sono nato a Pordenone nel 1994. Attualmente studio Web Marketing e comunicazione digitale presso lo IUSVE di Mestre. Nel fine settimana lavoro in un ristorante tipicamente friulano, esperienza grazie alla quale mi sono avvicinato al mondo dell’enogastronomia locale e ai suoi valori. L’oppure e in particolare la rubrica per cui scrivo, Gusti della terra, rappresentano per me la possibilità di esprimermi: da sempre, infatti, amo scrivere e raccontare delle mie passioni e della mia terra.