Poco fa Giacinto Bevilacqua, giornalista pubblicista, ha presentato il libro “Pasolini ti ricordo ancora“, una raccolta di testimonianze, riflessioni e foto inedite sul controverso artista friulano.

Il punto interrogativo l’ho aggiunto io, perchè ciò che emerge, alla fine dell’incontro, grazie sia alle parole dell’autore, sia soprattutto all’intervento del pubblico, è poco rassicurante.

Basta rievocare due sue opere per intuirlo: da “La meglio gioventù” a “La nuova gioventùciò che muta è anche la sua affezione per la terra natìa, che da materna diviene una sorta di “terra dell’esilio”.

Personaggio scomodo, dirompente, controverso, che fugge, migra in varie città, prima con la famiglia e poi da solo. Approda a Roma, dove trova una comunità più affine alla sua mentalità, più aperta e progressista.

Quando era in vita, il suo paese fu ben contento di “disfarsi” di un personaggio così scomodo, fastidioso. Oggi non di meno, gli viene negata l’attenzione che merita, sia a livello locale, sia a livello scolastico. Ma si sa: nemo proheta acceptus est in patria sua.

Durante l’incontro, l’autore racconta vari aneddoti su Pasolini, dalla tragica morte del fratello nella strage di Porzus, a quando, chiamato alle armi a una settimana dall’armistizio, dovette fuggire in maniera “artistica” alle truppe tedesche: il Friuli era allora una provincia del Terzo Reich.

Un ragazzo straordinario, intellettualmente precoce, critico, anticonformista, ma allo stesso tempo un figlio del suo tempo, che amava divertirsi con gli amici. Un Pasolini tragico, quello che emerge da questo libro, e al contempo un Pasolini tangibile, normale.

Per chi si avvicina ora, l’autore consiglia, oltre ai libri sopra citati, anche “Il sogno di una cosa“.  Noi de L’oppure vi proponiamo anche il libro di Giacinto Bevilacqua.

Buona lettura!

 

 

 

Lascia un commento