Book & Food, così viene intitolato l’insieme di incontri di LibrINsieme a Idea Natale 2015 dedicati a libri  di enogastronomia friulana e ai loro autori. Il secondo appuntamento, andato in scena ieri sera nel padiglione 9 della Fiera di Udine, vedeva come protagonista Adriano Del Fabro e il suo libro “Il mangjà dai Furlans” (in italiano, “il mangiare dei friulani”).

Presentando il suo libro all’incontro, l’autore ci ha trasportato all’indietro nel tempo a scoprire le origini della cultura gastronomica friulana, partendo addirittura quando i territori che ora coincidono con la nostra regione erano presidiati dalla popolazione barbara dei celti. Approfondiremo questo argomento attraverso la nostra rubrica Friuli Eat, ma Del Fabro ha precisato che la cucina friulana è stata influenzata notevolmente dal patriarcato di Aquileia, i cui sovrani erano specialmente di origine germanica, e in parte dai particolari sapori che arrivavano dal frequentato porto di Venezia quando i nostri territori erano del dominio della Serenissima e dalla cultura francese.

La gastronomia friulana, quindi, mantiene una forte impronta austro-ungarica ma con forte influenze dovute ai vari insediamenti succeduti nel nostro territorio. Il risultato è un mangjà senza particolari regole, una cultura gastronomica non uniforme, formata da diverse cucine che condividono però tre tipi di culture: la cultura della zuppa, quella del burro e la cultura del maiale (per cui la nostra regione è molto famosa sin dall’antichità). Perché? Perché «in Friuli si è sempre mangiato ciò che c’era», e gli ingredienti di queste culture i friulani ce li hanno sempre avuti in casa.

La cultura del mangiare, comunque, è sempre stata di casa e ha sempre avuto un’importanza inestimabile in Friuli, tanto che nel 1480, quando nella nostra regione fu stampato il primo libro con il metodo Gutenberg a Cividale del Friuli, quest’ultimo era proprio un libro di cucina: “L’opuscolo della cucina onesta e della buona salute” di Bartolomeo Sacchi.
Con le sue piccole regole molto “casalinghe”, la cucina friulana è riconosciuta in Italia e all’estero come una tradizione culinaria molto particolare ma di grande qualità. Le abitudini di “no butâ vie nuje” (“non buttare via nulla”), “puartâ in taule dutis lis stagions” (portare in tavola tutte le stagioni) e “si compre dome ce cal covente” (“si compra solamente quello che occorre”), infatti, hanno prodotto numerose eccellenze tutte regionali, esempi delle quali sono i prodotti DOP (Denominazione di Origine Protetta) del prosciutto di San Daniele, del formaggio Montasio o della celebre brovade, senza contare l’IGP (Indicazione Geografica Protetta) del prosciutto di Sauris o prodotti importanti come la polenta o la gubana tipica del Natisone.

Il libro di Adriano Del Fabro è diviso in 5 diverse aree tematiche, secondo la divisione delle diverse e più famose culture gastronomiche friulane. La cucina friulana è infatti raccontata attraverso 200 ricette provenienti dall’area del pordenonese, dai territori attorno la città di Udine, dalla montagna friulana, da Cividale del Friuli e le Valli del Natisone e dalle terre goriziane. In questo modo si compone un libro molto interessante e coinvolgente, che ci fa scoprire non esattamente quello che è il mangiare e bere friulano, bensì come mangiano i friulani. «In Friuli c’è sempre stata grande libertà in cucina, se uno vuole bersi un bicchiere di vino rosso con il pesce, lo fa!» ha detto Del Fabro verso la fine dell’incontro. Sarà veramente così? Vi consigliamo di scoprirlo fra le pagine di “Il mangjà dai Furlans“!

 

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