Molte volte al ristorante capita di incontrare clienti di ogni età ed estrazione sociale intenti a delicatissimi contorsionismi  a tavola, con l’obiettivo di riuscire a cogliere l’inquadratura giusta per rendere al meglio l’idea della prelibatezza che gli è stata servita. I ristoratori non ammetteranno mai che tutto ciò in realtà li rende orgogliosi, ma senz’altro non riusciranno a trattenere il particolare sorriso di chi si sta chiedendo il perché di un gesto così apparentemente buffo. La risposta è molto semplice: la condivisione.

Sarebbe stato impensabile e ingiusto pensare che l’enogastronomia potesse resistere ai colpi del social networking estremo a cui si è ormai abituati.

Impensabile perché come ormai per ogni campo di interesse, anche per l’enogastronomia i social diventano il mezzo principale per condividere un’esperienza di alta cucina o un buon calice di vino. Finisce così il tempo delle guide e degli atlanti enogastronomici. I buongustai si affidano a Tripadvisor. Anche l’Artusi,  il ricettario più famoso d’Italia, si è estinto. Al suo posto nasce Foody.

Ingiusto perché il cibo rimane un momento di forte convivialità, la cui comparsa nel mondo dei social network non fa che rappresentarne l’evoluzione. Attraverso questi canali è possibile rimanere aggiornati sui festival più importanti come Vinitaly, Slow Food day e il Salone del gusto, scoprire nuovi prodotti enogastronomici, ritrovarne di antichi, innovarsi e scoprire la tradizione allo stesso tempo.

La migliore strategia di marketing che va profilandosi diventa infatti quella secondo cui gli utenti parlano di cibo e di vino suggerendosi le marche migliori e i luoghi in cui poterli apprezzare al meglio. È questa la cosiddetta WOM (Word of Mouth), uno strumento alternativo di advertising che porta all’aumento dei profitti dell’azienda, ancor più se si riesce a guidarlo e controllarlo.

La case history sull’utilizzo dei social network nella ristorazione inoltre si sprecano. Si pensi ad esempio al caso di SushiBar, una catena di take-away nata a Siena, che utilizza la pagina di Facebook come un portale per le ordinazioni online, arricchito dal servizio di consegna a domicilio. “Ho trovato molto più feedback da Facebook che da varie pubblicità, cartacee, web e fisiche in genere”, afferma il proprietario. È funzionale, veloce e giovane, come gli utenti che lo utilizzano, ma è soprattutto l’esempio di come il marketing sia innovazione, a maggior ragione nel mondo dell’enogastronomia.

In questo senso quindi i social possono a buon diritto candidarsi a primi promotori del successo di un’iniziativa enogastronomica, riuscendo così a fare la fortuna di ogni ristoratore, a patto che sia abile non soltanto al computer, ma soprattutto ai fornelli.

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