Forse non tutti sanno che alle pendici delle nostre montagne si trova una birreria artigianale molto particolare. Stiamo parlando de La birra di Meni, all’anagrafe Domenico Francescon. Venticinque anni fa ha iniziato ad avvicinarsi al mondo della birra, producendone in casa piccole quantità.

Al tempo non c’erano tutte le nozioni a disposizione e la tecnologia di oggi per produrre artigianalmente la birra, quindi con quello che sapeva ha prodotto il suo malto e utilizzato il luppolo selvatico che si trova ancora oggi nei dintorni, per la fermentazione fece affidamento su un semplice lievito per la panificazione. Purtroppo però non conoscendo affatto la materia e di conseguenza tutto ciò che riguarda la sterilità e la sanificazione delle apparecchiature, il risultato non fu dei migliori. Arrivato a questo punto pareva brutto buttare tutto e vanificare ore e ore di duro lavoro, perciò decise di distillare quel liquido fermentato da cui riuscì ad ottenere un whisky niente male. Il buon Meni non si fece scoraggiare ma continuò nella ricerca delle materie prime e nello studio dei fenomeni che regolano la fermentazione e l’affinamento. Alla fine si fece portare dell’ottimo malto dal Belgio e iniziò a produrre dell’ottima birra. Si, ma dove? Beh, prima di fare il mastro birrario aveva un’impresa edile e come ultimo lavoro fece costruire il laboratorio dove produrre la sua amata birra.

La prima la produsse nel 2008 al compimento dei suoi 60 anni e ad oggi ne produce 14 tipi. Di queste, sei le potete trovare durante tutto l’anno, mentre le altre otto sono stagionali. Queste ultime sono molto richieste e se le scorte terminano vi toccherà aspettare la successiva cotta. I nomi che Meni ha scelto di dare ai suoi prodotti sono riconducibili alle borgate del suo paese, Cavasso Nuovo. Per le 8 stagionali partiamo dai 5,5 gradi alcool della “Cjaranda”, birra alle mele a bassa fermentazione e arriviamo ai 13 della “Barely Wine” una birra a tripla fermentazione che assomiglia quasi ad un vino d’orzo per il suo elevato tenore alcolico. In mezzo troviamo tante chicche, come la “Pitruc” la birra di castagne o la “Caldans” prodotta con i fiori di sambuco. Dato che siamo sotto Natale potete trovare sicuramente la “Nardons”, la birra doppio malto ad alta fermentazione aromatizzata al miele di castagno, alloro e ginepro.

Per quanto riguarda le sei classiche ne troviamo cinque a doppio malto: una weisse, la “Centis” ad alta fermentazione; due ambrate, la “Comatârs” e la “Runcis”; una scura “Pirinat” e infine la chiara “Siriviela”. C’è poi la classica Lager a bassa fermentazione, chiamata “Durgnês” che è la più venduta grazie ai suoi 5,2° alcool che la rendono facile da bere e con un profumo di luppolo fresco, molto delicata nel suo persistente amaro.

Le birre di Meni rappresentano una bella storia del patrimonio enogastronomico regionale oltre che incarnare perfettamente il territorio da cui provengono, dal nome agli ingredienti, uniti insieme dalla passione di Meni nel produrre birre sempre gustose e originali.

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