Immaginiamoci un clima primaverile, una giornata pesante, una serata libera da passare in relax. Un bicchiere di vino o un cocktail particolare da sorseggiare, o anche un semplice caffè, un buon libro da leggere attentamente o da sfogliare. Quanti di noi vorrebbero rilassarsi così, conciliando la passione per quelle pagine piene di pensieri e riflessioni con una buona bevanda?
Unire la letteratura alla cultura enogastronomica, però, è un matrimonio che si è quasi sempre rivelato solido e vincente attraverso una vera e propria tipologia di locale: il caffè letterario.
Esso deriva dal cosiddetto “caffè filosofico“, nato in Francia nel Settecento, quando gli artisti e i filosofi più importanti dell’epoca come Diderot, Montesquieu, Rosseau o Voltaire, si riunivano per scambiarsi esperienze, commenti e idee. Non confinato ai complessi problemi filosofici, era un metodo di esercizio dell’opinione.
Dalla Francia ha subito varcato i confini nazionali diffondendosi in tutta Europa e raggiungendo, così, anche l’Italia.
Ultimamente è tornata questa tendenza per porsi come alternativa alle realtà troppo influenzate dal mondo digitale.
Il caffè letterario si presenta come un locale che ha in comune caratteristiche del classico bar e della biblioteca, dando vita a un prodotto nuovo, più accattivante e curioso. Si dà la possibilità, così, all’arte e alla cultura, di entrare nell’essenza di un locale, diventando ciò per cui esso esiste, vive e si propone al pubblico. Può essere considerato una nuova atmosfera che propone sensazioni positive e diverse da quelle che si provano in un consueto aperitivo.
All’odore del caffè, del the, del buon vino o di pregiati distillati, si unisce così quello della carta stampata, unendo due mondi che possono sembrare incompatibili ma che invece possono trasmettere emozioni simili, tra pensieri e riflessioni che pervadono chiunque. Perché non discuterne con altri e condividere le stesse passioni? Un caffè letterario può coinvolgere generazioni diverse e le fa stare insieme, coadiuvando il piacere di preparare bevande dietro al bancone al grande amore per i libri e per la cultura letteraria, unendo anime sensibili a questi pensieri e argomenti.
In questo tipo di locale possiamo incontrare il piacere di un aperitivo, di un caffè o di una colazione, insieme alla presentazione di un testo, di un autore, di idee innovative, all’esibizione di foto, quadri o sculture, in sintesi con tutto ciò che ha a che fare con la cultura. Non solo: in un caffè letterario si combatte le abitudini degli ultimi tempi. Non si consulta i social network o si risponde incessantemente alle chat del proprio smartphone ma si legge, si parla con altre persone, si fa parte di un vecchio ma innovativo aspetto di socializzazione. Non si dimentica, però, le nuove “tradizioni”. La maggior parte dei caffè letterari, infatti, offre postazioni internet e lettori multimediali per i loro soci o clienti.
In Italia questi locali sono ricomparsi una ventina di anni fa, con alcune grandi librerie che cercavano di dare ai loro clienti un motivo in più per gironzolare fra gli scaffali o per alzare i margini di guadagno offerto dai libri. Con il passare del tempo, però, l’idea si è consolidata e piace sempre di più, con l’effetto di una capillare diffusione dei Bookbars. La concezione di questo tipo di locale come lo conosciamo oggi viene, in realtà, dall’America, dove a New York si iniziava semplicemente a fornire libri a disposizione dei clienti che consumavano una bevanda.
In Friuli ci sono alcuni caffè letterari, tutti volti a valorizzare questa nuova concezione di passare il tempo nel bar. Citiamo come esempi il celebre Caffè San Marco a Trieste (nella foto) o il W. Meister & Co. di San Daniele del Friuli. Una novità, invece, è il nuovo caffè letterario di Udine, Il Caffè dei Libri.
Nato a San Daniele del Friuli il 25 ottobre 1993. Mi giudico determinato, testardo e preciso. Incuriosito e affascinato dal mondo del design, ho studiato comunicazione e UX e per lavoro mi occupo di marketing e content creation. Malato di pallacanestro, amante del buon cibo e del buon vino. L’oppure mi permette di valorizzare il territorio del mio Friuli, l’unico posto che rimarrà sempre casa mia, riscoprendone le tradizioni con un occhio proiettato al futuro.