“Ci sono cose. Piccole cose che non dimenticherò, che sono niente e invece restano più forti di tutto.”

 

Il viaggio della speranza, così mi piace chiamarlo. Il viaggio che attraversa l’Italia e che arriva fino in Bosnia dove prende vita questo romanzo di Margaret Mazzantini scritto nel 2008. Venuto al Mondo è la storia di una maternità. Voluta, cercata e negata ma di una donna, Gemma, che fa ed è disposta a tutto per avere un figlio.

È un libro doloroso, che si sofferma su quella che è stata una delle piaghe più crude e violente degli ultimi vent’anni d’Europa. La storia narra di una giovane romana che si è recata in Bosnia per scrivere la sua tesi di laurea sul poeta sarajevese Ivo Andric, ad accompagnarla in queste sue ricerche c’è un giovane poeta bosniaco di nome Gojko. Inizierà con lui un’amicizia ma che profuma di amore mancato, che ai tempi festosi delle Olimpiadi invernali del 1984 indirizzerà Gemma fra le braccia di quello che sarà il suo compagno per la vita, Diego, il giovane fotografo di pozzanghere che viaggia per il mondo con la motocicletta e la sua sedia di bambino.

I due si amano, si stravolgono la vita e decidono che non possono stare lontani. È un amore doloroso, fin dai primi istanti. Diego è un uomo sognatore e il suo compagno nella spietata lotta che li attende. È una storia di battaglie: quella dei suoi «ovuli ciechi» e quella travolgente di Sarajevo. La sua vita si svolge in una terra di confine, tra oriente e occidente, tra una Roma “bene” e una guerra insensata, tra un desiderio naturale e una realtà inarrivabile. Gemma rientrerà in Italia ma non sarà più la stessa, inetivabilmente: arriva a Roma stringendo al petto un piccolo fagottino con un bimbo nato da qualche ora. È Pietro, suo figlio, anche se prima o poi dovrà spiegargli che lei non è sua madre e che suo padre, Diego ha scelto di spendere la sua vita in sacrificio per la gente in difficoltà.

Una storia piena di amore quella raccontata da Margaret Mazzantini, che ti scava dentro e si fa spazio nel cuore per portarti a fare un viaggio tra le strade di quella Sarajevo annientata dalle bombe e dai fucili. Leggerlo è un dovere che abbiamo nei confronti di un popolo che ha avuto il coraggio di provare a ricostruire le sue fondamenta tra i calcinacci.

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