“Voli” sul territorio ci porta alla scoperta di un luogo incredibile e caratterizzato da una storia e da leggende interessantissime: San Giovanni d’Antro.

Con il nome di San Giovanni d’Antro si identificano la grotta e la chiesa all’interno della cavità che si trovano nel comune di Pulfero, situato sulle sponde del fiume Natisone. La grotta si apre su una parete rocciosa del monte Mladesena a circa 348 metri s.l.m. e a strapiombo sulla sottostante Valle del Natisone, a poca distanza dalla frazione di Antro. La cavità si estende per diverse centinaia di metri ed è stata esplorata per circa 4 chilometri, solo i primi 300 metri, però, sono facilmente percorribili grazie alla presenza del percorso turistico dotato di opere artificiali. Nella parte iniziale della grotta sono state ricavate una chiesa ipogea con un imponente altare barocco in legno policromo (dedicato a San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista) ed una cappella laterale in stile tardo gotico che fanno sì che San Giovanni d’Antro costituisca uno dei siti storico-religiosi e speleologici più antichi e importanti del Friuli Venezia Giulia.

La grotta, abitata fin dai tempi preistorici, venne utilizzata poi come abitazione da anacoreti attorno al secolo V o VI, mentre il primo documento che indica la grotta come luogo di culto risale all’anno 888 e si riferisce al diploma con cui il re Berengario concesse al Diacono Felice la chiesa di Antro. Questo luogo venne utilizzato inoltre da romani e longobardi come sistema di difesa. In periodo romano infatti la grotta faceva parte, insieme al vallo costruito tra i fiumi Erbezzo e Natisone ed al castelliere del monte Barda, del sistema difensivo creato nella Regio X Venetia et Histria a protezione dei confini orientali. Nel periodo delle invasioni barbariche l’antro fu adibito a rifugio per la popolazione locale per sfuggire alle atrocità commesse. La storia di questo luogo è intrecciata alle numerose leggende che lo riguardano. Si narra, per esempio, della regina Vida che, rifugiatasi nella grotta con il suo popolo e assediata dalle truppe di Attila, non sapendo come difendersi e con i viveri e le razioni di pane ridotte al minimo, gettò l’ultimo sacco di grano rimasto gridando agli assedianti che ella aveva ancora tanti sacchi di grano quanti erano i chicchi che essi potevano contare, ingannandoli. In questo modo si salvò e il rifugio assunse il nome di fortezza degli Slavi.

Diffusa è anche la leggenda della Krivapeta, personaggio mitico che compare nelle storie raccontate dagli abitanti della Slavia friulana. Essa viene rappresentata come una donna che abita in grotte o anfratti, vicino ai torrenti, isolata dalla gente che ha la particolarità di avere i piedi ritorti (con il tallone in avanti e le dita all’indietro). Un tempo, ai bambini, veniva raccontato che la grotta di San Giovanni d’Antro era popolata da queste creature. Accertata e documentata è invece la presenza di animali. In passato infatti sono stati ritrovati dei resti di Ursus Speleus che, tutt’oggi, vengono conservati e sono visibili all’interno della grotta.

La costruzione delle opere per rendere abitabile la grotta si è sovrapposta e stratificata nei secoli. Il pavimento in lastre di pietra dell’attuale chiesa è sostenuto da un criptoportico in pietra, straordinaria costruzione risalente al XII secolo, che ha permesso l’uso dell’antro evitando le piene del fiume sotterraneo. La ricostruzione della cappella santuario in stile gotico-sloveno invece è del 1477 ed è firmata dall’autore Andrej von Lach (Andrea da Loka), come si può evincere dalla lapide murata all’interno. L’autore faceva parte di un gruppo di artisti o maestri costruttori formatisi nel centro di Skofia Loka, la cui scuola si rifaceva allo stile gotico di derivazione centro-europea di Peter Parler di Praga.

Questo luogo singolare in cui la natura, la storia, la memoria e l’arte sacra si incontrano, risulta dunque essere una delle perle del nostro territorio. San Giovanni d’Antro è una gemma incastonanta nella roccia delle Prealpi Giulie che merita di essere visitata ed esplorata almeno una volta.

Lascia un commento