Non c’è niente di meglio, in una fredda giornata invernale, di un bel piatto di zuppa fumante con qualche crostino di pane. Che sia di legumi o di verdure, con la pasta o con il riso, questo alimento rimane uno dei preferiti in tutto il Friuli, per il ristoro che sa offrire e la varietà di ingredienti con cui si può presentare.
In casa e nei ristoranti però, si è sempre più propensi ad impiegare parole alternative per indicare questa tipologia di piatto: vellutate e creme vanno quindi per la maggiore, accanto alle consolidate minestre e minestroni. Alcuni potranno tuttavia obiettare che queste preparazioni si differenziano per un aspetto sostanziale, ovvero la presenza o meno del brodo, che in effetti fa una grossa differenza. Ma resta innegabile lo stretto legame che unisce tutte queste preparazioni alla cultura della zuppa, uno dei capisaldi della cultura alimentare friulana.
Ma quando nasce questa importante abitudine culinaria?
A partire dal quindicesimo secolo. Il termine zuppa risale infatti al 1600, e deriva dalla voce gotica “suppa”, che vuol dire “fetta inzuppata”. La sua preparazione è infatti costituita da pane raffermo immerso in un brodo di legumi e verdure, che venivano assorbite dal pane creando quella che oggi in Friuli si chiama sope.
A quel tempo la regione viveva una realtà molto particolare, dove Repubblica di Venezia e mondo germanico si scontravano costantemente per il suo dominio. Da questo importante conflitto, però, le famiglie friulane riuscirono a trovare un motivo di unione: furono infatti proprio questi due popoli a consolidare in Friuli la cultura della zuppa. Se da una parte questo piatto era una chiara prerogativa della cucina tedesca, dall’altra le spezie provenienti dai mercati veneziani davano la possibilità alle famiglie friulane di sbizzarrirsi e scoprire gusti sempre nuovi, arricchendo le materie prime povere, per lo più patate e fagioli, con cui venivano preparate le prime zuppe giunte sulle nostre tavole.
Da quel momento si diffusero le paste e fasui, i radici e fasioi, il minestròn e tante altre zuppe , che con le mille varianti con cui si presentano restano tutt’oggi alcuni dei piatti più tipici della gastronomia friulana.
La zuppa diventa così una delle tre culture del mangjà dai furlans, assieme alla cultura del burro e a quella del maiale. La cosa più interessante, però, quando ci troviamo a parlare di ciò che si trova nelle tavole dei friulani, è osservare come la zuppa possa racchiudere al suo interno ogni tipologia di alimento: dalla brovade alle frisse, dal musèt alla polenta , dai radici allo sclopit. Nella zuppa troviamo tutta la buona tavola della nostra regione, secondo ricette sempre diverse, secondo le abitudini e le tradizioni familiari, che cambiano nel tempo mantenendo sempre però quel gusto unico e irresistibile, a cui non si può rinunciare: il gusto del Friuli!
Sono nato a Pordenone nel 1994. Attualmente studio Web Marketing e comunicazione digitale presso lo IUSVE di Mestre. Nel fine settimana lavoro in un ristorante tipicamente friulano, esperienza grazie alla quale mi sono avvicinato al mondo dell’enogastronomia locale e ai suoi valori. L’oppure e in particolare la rubrica per cui scrivo, Gusti della terra, rappresentano per me la possibilità di esprimermi: da sempre, infatti, amo scrivere e raccontare delle mie passioni e della mia terra.