Fra le tante tipologie di turismo proposte, in Italia sembra acquisire sempre più prestigio quello legato al mondo dell’enogastronomia. I numeri parlano chiaro: quasi sei milioni di turisti e un fatturato stimato attorno ai 5 miliardi di euro annui candidano infatti il bel paese al primato nel turismo delle terre e sapori.
Ma cosa cerca esattamente chi sceglie questo genere di vacanze?
Non si parla di vino soltanto, prodotti tipici o eccellenze del made in Italy, ma del racconto del territorio, profumi e sapori che esaltano le tradizioni e la cultura culinaria. Un’esperienza globale che sappia unire il fascino di un territorio, dal punto di vista artistico e geografico, con i valori propri dello stesso. Il modo più semplice e immediato per immergersi in questa realtà, per chi non la vive sulla propria pelle, è così quello di assaporare i prodotti che quel luogo ha da offrire, prima espressione di una realtà profondamente radicata nelle sue tradizioni.
In questo senso il Friuli Venezia Giulia rappresenta una delle mete più ambite dai turisti enogastronomici di tutto il mondo. Senza dubbio è prima di tutto la terra del prosciutto crudo di San Daniele, del Tocai (o Friulano, per i novelli) e del Montasio, prodotti che alcuni definiscono tipici, altri locali, altri ancora tradizionali, ma che rispondono tutti alla più ampia etichetta, tanto cara a noi friulani, di “tipicamente friulano”. Un’espressione, quest’ultima, che non rappresenta soltanto l’origine esclusiva di un prodotto enogastronomico, ma avvolge tutto ciò che caratterizza il tipico, il locale, il tradizionale, e lo riporta alla realtà più intima del Friuli, alle sue origini e ai valori che la cultura friulana esprime attraverso di essi.
Il prezioso risultato che consegue all’unione di terra e lavoro preserva così caratteristiche uniche e non ripetibili in altri territori.
Sarebbe tuttavia una grave mancanza puntare unicamente sul valore intrinseco dei beni, a prescindere dai mutamenti sociali, economici e di mercato.
La corretta via da seguire per la valorizzazione del territorio friulano a livello di marketing è dunque quella di cercare il giusto equilibrio fra la necessità di utilizzare le innovazioni, siano queste tecniche o di mercato, e la ferma volontà di far conoscere il pensiero e la tradizione friulana nel mondo. Diventa così di fondamentale importanza ricordare che se il prodotto agroalimentare tipico è commercializzato in maniera coerente rispetto alla domanda, esso stesso può divenire un eccellente strumento di comunicazione e principale valorizzazione del territorio.
Resta da capire quale futuro possa avere il business dei prodotti enogastronomici, pensato nella maniera proposta, all’interno di un mondo globalizzato come quello attuale. Al momento risulta ancora difficile capire se questa forma di turismo in aumento rientri nella casistica delle mode passeggere o possa considerarsi uno stile turistico ormai affermato. Certo è che il turismo enogastronomico in Friuli, per la sua forte peculiarità, ha sulla carta tutte le caratteristiche necessarie per portarlo ad un durevole successo competitivo, in quanto capace di intercettare i bisogni dei consumatori alla ricerca di originalità,autenticità e genuinità.
Sono nato a Pordenone nel 1994. Attualmente studio Web Marketing e comunicazione digitale presso lo IUSVE di Mestre. Nel fine settimana lavoro in un ristorante tipicamente friulano, esperienza grazie alla quale mi sono avvicinato al mondo dell’enogastronomia locale e ai suoi valori. L’oppure e in particolare la rubrica per cui scrivo, Gusti della terra, rappresentano per me la possibilità di esprimermi: da sempre, infatti, amo scrivere e raccontare delle mie passioni e della mia terra.