Se capita di parlare di Gorizia a una persona che non la conosce o non ne ha mai sentito parlare, è normale citare una peculiarità forse unica in Europa, caratterizzata dalla linea tra due Paesi più aperta del continente. Non è insolito, infatti, parlare di Gorizia come una città a metà, che fondendosi all’altra metà, Nova Gorica in Slovenia, formerebbe un’entità unica. Non sono mai state una città singola divisa, ma nemmeno due città gemelle. Potremmo definirle però due realtà strettamente connesse, molto vicine, che, vissute per oltre cinquant’anni sullo stesso confine, continueranno a essere un simbolo per i territori che le circondano e per l’Europa intera.
Dopo diversi scontri etnici durante l’epoca fascista e numerose tensioni e battaglie nel corso della seconda guerra mondiale, nel 1947 con il Trattato di Parigi si istituirono le nuove frontiere tra Italia e Jugoslavia. Il confine divise il territorio della provincia di Gorizia e conferì la parte nord-orientale della periferia urbana alla Jugoslavia, oltre a diversi edifici e strutture cittadine importanti come la stazione Transalpina, monumento simbolo che veniva quindi sottratto alla città di Gorizia. Così nacque la città di Nova Gorica, la “Nuova Gorizia”, costruita ex novo dagli jugoslavi per possedere un’entità politico-amministrativa che fungesse da centro per quelle terre. Nella piazza della stazione che aveva cambiato nazionalità sorse un muro di calcestruzzo e reticolato d’acciaio, il Muro di Gorizia, che separò le due nazioni e divenne per anni il simbolo di una città divisa da una frontiera che l’avrebbe ferita nel profondo. Il confine era come una barriera invalicabile, che condannava la città a dipendere da una situazione in grado di soffocarla non solo dal punto di vista sociale e culturale ma anche economico. Gorizia, infatti, nel corso degli anni coincidenti con la Guerra Fredda, risentì molto di questa situazione; al di là del muro, invece, sorgeva una città che voleva essere il simbolo di un ideologia che si voleva mostrare al mondo come più forte, moderna e innovativa rispetto a ciò che c’era oltre confine. Ecco quindi sorgere una città con un’architettura maestosa e monumentale, antitetica rispetto ai palazzi di Gorizia. Da qui in poi la differenza sembra netta: da una parte una città moderna, proiettata al futuro, ma priva di una vera identità, dall’altra una città sofferente e nostalgica, però piena di storia e valori importanti.
Le differenze che storicamente si sono manifestate evidenti sembrano però affievolirsi a partire dalla notte tra il 30 aprile e il 1 maggio 2004, quando la Slovenia entrò nell’Unione Europea, e in seguito con gli accordi di Schengen, il 22 dicembre 2007. Piazza della Transalpina, luogo storico diviso a metà da un muro nel corso degli anni, è diventato invece simbolo di cooperazione e di pace, di quel futuro che molti vorrebbero nella realtà di Gorizia-Nova Gorica. Oggi una persona può comodamente avere un piede in Slovenia e un piede in Italia, come se fosse in due nazioni contemporaneamente; una cosa banale, che però in modo figurativo fa capire quanto i tempi siano cambiati. La Piazza è stata teatro di numerose manifestazioni, ed è una tappa d’obbligo per chi passa per Gorizia o Nova Gorica. Inaugurata alla presenza dell’erede al trono austroungarico l’Arciduca Francesco Ferdinando il 19 luglio 1906, è facilmente raggiungibile uscendo dal centro di Gorizia passando per Via del Montesanto, arrivando in un luogo in cui ci si sente parte di un’Europa più che mai unita. All’interno della Stazione omonima è possibile visitare una sala espositiva dedicata al confine e alla sua storia.
Gorizia è una città piena di storia, luogo simbolo di una condivisione di culture, etnie, lingue e tradizioni diverse, in grado di godere di privilegi soprattutto culturali dati dalla sua posizione geografica di confine tra cultura latina e slava. La città ha saputo crescere grazie a questi suoi valori, con importanti centri di ricerca sociale che si sono sviluppati insieme anche a numerosi eventi come èStoria, il Festival mondiale del Folklore e Gusti di frontiera, iniziative molto importanti che vanno a sviluppare l’atmosfera mitteleuropea che a Gorizia da sempre si respira. Da un po’ di anni questa realtà condivide la sua terra con una città, Nova Gorica, che in mezzo secolo si è sviluppata in fretta. Una città giovane, con casinò, locali notturni e pompe di benzina che sono spuntati come funghi tra gli imponenti condomini del centro. Anche dal punto di vista economico forse è più proiettata al futuro, con un fisco più leggero e maggiori possibilità di sviluppo imprenditoriale.
Sembra che sia cambiato poco, le diversità dal punto di vista sociale ed economico restano, ma quello che conta oggi è che Gorizia e Nova Gorica condividono un territorio, da valorizzare e presentare. Le emozioni suscitate in centro a Gorizia o camminando sulle mura del suo castello sono sicuramente diverse da quelle provate mentre si sorseggia un aperitivo tra i locali di Nova Gorica o si varca le porte di un casinò, ma è proprio questo forse il valore di un territorio che deve continuare a esprimersi come località di condivisione e apertura. Una realtà unica in Europa, in cui si può varcare un confine che ormai non c’è più, una volta un muro, ora una porta aperta verso il futuro.
Fonti: https://goo.gl/nNviVD, https://goo.gl/0QJOh6
Nato a San Daniele del Friuli il 25 ottobre 1993. Mi giudico determinato, testardo e preciso. Incuriosito e affascinato dal mondo del design, ho studiato comunicazione e UX e per lavoro mi occupo di marketing e content creation. Malato di pallacanestro, amante del buon cibo e del buon vino. L’oppure mi permette di valorizzare il territorio del mio Friuli, l’unico posto che rimarrà sempre casa mia, riscoprendone le tradizioni con un occhio proiettato al futuro.