La vendemmia 2014 rappresenta un momento più che significativo per la storia dei vitigni friulani, che verrà preso ad esempio negli anni futuri come prova di forza e competitività qualitativa all’interno di un settore, quello enologico, spesso (troppo) sottovalutato quando si parla di eccellenze e motivi d’orgoglio.

Come da programma, la produzione di uva è stata nettamente inferiore a quella degli anni precedenti, con una tendenza nazionale alla produzione d’uva del 14% in meno rispetto al 2013. Per quanto riguarda il Friuli si parla invece di un calo di circa il 9%, dovuto fondamentalmente alle particolari situazioni climatiche sviluppatesi nel corso della maturazione degli acini.
L’inverno mite e la primavera decisamente calda hanno infatti determinato un germogliamento anticipato, con punte di venti giorni rispetto alla norma, mentre l’invaiatura (cambio di colore del grappolo) e la maturazione dell’uva sono state ritardate a causa delle insistenti piogge e della bassa insolazione che hanno caratterizzato il luglio 2014. Basti pensare che nel pordenonese ci sono stati, mediamente, 22 giorni di pioggia sui 31 del mese.

Questo bizzarro ciclo vegetativo ha ovviamente influenzato anche la qualità del vino prodotto, mediamente eterogenea, caratterizzata da poche eccellenze e qualche criticità. In generale, le basse temperature e il clima fresco lasciano presagire un’ottima annata per i vini bianchi, più fruttati e profumati. Al contrario invece, saranno d’impedimento alla completa maturazione delle uve rosse, che daranno quindi vini rossi più aciduli e meno corposi.

Il vero fiore all’occhiello di questa vendemmia è però rappresentato dal ruolo dell’enologo. Il 2014 ha infatti saputo mettere in luce come la tradizione da sola non possa risolvere i problemi: come per  qualsiasi altro prodotto biologico alimentare, senza cultura scientifica e tecnologia solo casualmente si può giungere ad un prodotto di qualità, e quando si parla di tecnologia si fa riferimento a figure di tecnici professionisti, nel nostro caso a enologi ed enotecnici. È tutto loro, quest’anno, il merito del successo, reso possibile grazie alle corrette tecniche colturali e pratiche agronomiche, che hanno fatto la differenza sulla qualità dell’uva raccolta, assieme alla corretta concimazione dei vigneti e alla scelta di prodotti accurati per la salvaguardia dagli attacchi di funghi e malattie.

A questo punto resta da risolvere una sola incognita: la debolezza dell’anticiclone che ha invertito la stagionalità di quest’anno è un’eccezione o rappresenterà la regola in futuro?
Nella generale convinzione che le condizioni di quest’annata si ripeteranno, è palese che la buona gestione del vigneto, l’attenzione e la cura ai minimi particolari rappresentino i fattori principali per l’ottenimento di un prodotto d’eccellenza.
Ciò non fa che radicare ancor più l’idea secondo cui la formazione e l’informazione dovranno entrare nel vigneto in misura sempre crescente, affiancando alla figura del viticoltore quella di esperti e tecnici del settore.  Avere la botte piena e la moglie ubriaca, forse, non è così impossibile.

Lascia un commento