Periodo buio per l’Italia intera che va dalla fine degli anni ‘60 agli inizi degli anni ‘80, gli Anni di piombo hanno segnato drammaticamente la storia della nostra nazione, costellandola di terribili delitti e deplorevoli atti terroristici.

Questi anni vedono la contrapposizione di gruppi eversivi politicizzati sia di destra che di sinistra mettere in atto attentati, stragi ed uccisioni con il solo scopo di minacciare l’istituzione repubblicana.

Dopo il boom economico degli anni ‘50, in Italia erano riecheggiati i moti liberalisti studenteschi dei movimenti sessantottini, che sfociarono nel cosiddetto “autunno caldo”, periodo nel quale alla protesta degli studenti si unirono gli operai, che rivendicavano i propri diritti. Nello stesso anni inizia il terrorismo politico con la Strage di Piazza Fontana a Milano (12 dicembre 1969) nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura, che contò 17 morti e 88 feriti, il più grave in quanto quello stesso giorno si erano verificati ben cinque attentati in circa un’ora.

Responsabili di questa azione furono i terroristi neri, ovvero di matrice fascista, che avevano lo scopo di bloccare lo spostamento politico verso posizioni di sinistra a seguito delle lotte studentesche e operaie:. Il terrorismo nero era solito organizzare stragi in luoghi pubblici e affollati, con l’intento di creare paura e insicurezza, spingendo così la gente a richiedere un governo forte e capace di riportare l’ordine anche a scapito delle libertà democratiche.

Al contrario del terrorismo nero, quello rosso, di ispirazione comunista, privilegiava obiettivi individuali, personaggi esemplari che incarnavano il “nemico” della classe operaia. Il primo e più famoso gruppo armato furono le Brigate Rosse che, dal 1974, diedero vita a una serie impressionante di gesti dimostrativi e attentati dinamitardi. Eclatante atto delle Brigate Rosse fu il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, il 16 marzo 1978.

I gruppi terroristici miravano inoltre alla cosiddetta “strategia della tensione”, ovvero un piano volto a destabilizzare l’ordine politico vigente tramite la diffusione di allarmi e paure per sconvolgere l’opinione pubblica e farla dubitare delle autorità statali.

Negli anni successivi le organizzazioni terroristiche portarono all’avvento della cosiddetta “lotta armata”, ovvero l’utilizzo delle armi per ottenere il controllo politico o per sovvertire l’ordine vigente. L’attivismo violento entra da quel momento a far parte della quotidianità.

Anche il Friuli è stato protagonista di questa atroce parentesi della storia italiana, con la nota Strage di Peteano. A seguito delle elezioni politiche anticipate del 7 aprile 1972, che videro il conferimento per un breve periodo dell’esecutivo a Giulio Andreotti, la situazione politica generale non era minimamente stabile e si creò sempre più un clima di incertezza e di tensioni.

Era il 31 maggio 1972 quando a Peteano, frazione di Sagrado nella provincia di Gorizia, il brigadiere Antonio Ferraro e i carabinieri Donato Poveromo e Franco Dongiovanni trovarono la morte a seguito di un  attentato terroristico di matrice fascista. Durante questo attacco vennero gravemente feriti anche altri due carabinieri: il tenente Angelo Tagliari e il brigadiere Giuseppe Zazzaro.

Alle ore 22.30 circa una telefonata anonima al centralino del Pronto intervento goriziano segnalò sulla strada per Poggio Terza Armata la presenza di una Fiat 500 con alcuni buchi sul parabrezza. Poco dopo sul posto giunsero tre volanti dei carabinieri, che rinvennero l’auto oggetto della segnalazione: decisero pertanto di avvicinarsi al mezzo e di tentare di aprire il cofano, provocando così però l’esplosione dell’auto.

Le indagini per scovare i colpevoli, dirette da Dino Mingarelli, vennero immediatamente indirizzate verso gli ambienti di Lotta Continua, una delle maggiori formazioni della sinistra extraparlamentare italiana, di orientamento comunista, attiva tra la fine degli anni ’60 e la prima metà degli anni ’70, ma non vennero ottenuti i risultati previsti. Successivamente le indagini si mossero verso un altro gruppo terroristico, Ordine Nuovo, questa volta di matrice neofascista, a seguito di una segnalazione fatta dal terrorista Giovanni Ventura, responsabile della strage di piazza Fontana e di altri atti violenti nel 1969, che avrebbe indicato come responsabili i complici di Ivano Boccaccio, morto durante il tentativo di un dirottamento aereo all’aeroporto di Ronchi dei Legionari, Vincenzo Vinciguerra e Carlo Cicuttini.

A seguito dell’imminente condanna per il dirottamento, Vinciguerra nel ‘74 espatriò verso la Spagna franchista assieme a Cicuttini: Vinciguerra si spostò poi in Cile e Argentina, mentre Cicuttini rimase in Spagna, dove la sua latitanza durò per quasi trent’anni. Vinciguerra decise quindi di rientrare in Italia nel 1979 e di costituirsi volontariamente: nel 1984 si assunse poi la responsabilità della strage di Peteano, non per pentimento, ma per dimostrare l’esistenza di stretti legami tra gli apparati statali e i movimenti extraparlamentari di estrema destra. Carlo Cicuttini invece, nel 1998 venne attirato in Francia con una promessa lavorativa e arrestato dalle autorità francesi, per poi essere estradato in Italia per scontare le condanne per la strage di Peteano e per il dirottamento aereo.

Condannati entrambi all’ergastolo, Vinciguerra e Cicuttini fanno parte di un drammatico capitolo della storia della nostra regione, spesso accantonato per il suo triste risvolto, ma che deve essere conosciuto e ricordato.

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