Se qualcuno volesse catturare, con una sola immagine, il paese di Porcia, non ci sarebbero dubbi sulla scelta: l’emblema del borgo è il suo castello che, riflettendosi nello specchio d’acqua ai suoi piedi, il Rio Bujon, offre un panorama d’inaspettata bellezza.
Il legame tangibile tra Porcia e il suo maniero, orgoglio dei purliliesi e dei conti che, ancora oggi, abitano le sue sale, si manifesta innanzitutto nello stemma cittadino. Questo è costituito da un castello con due gigli stilizzati posti al di sotto, simboli del tentativo, da parte del casato dominante, di nobilitare il toponimo poco lusinghiero della cittadina. Infatti, fin da documenti medievali, il borgo è denominato “Porcileis” o “Porcillis”, con chiari riferimenti alle stalle per i suini; a questo termine si contrappone, forse fin dal 1400, il termine “Purlilium” o puro giglio, un’etimologia errata che è rimasta nell’uso comune per definire gli abitanti, i purliliesi appunto, e nello stemma araldico dei conti, chiamato poi a rappresentare la comunità tutta.
L’origine del castello e del paese stesso è dunque indissolubilmente legata a quella dei Conti di Porcia, famiglia che esiste da più di otto secoli e diventata, nel susseguirsi delle vicende storiche, una delle dinastie nobiliari più influenti e longeve del Friuli Venezia Giulia.
Inizialmente questa casata e il suo maniero erano solo parte di una stirpe ben più ampia, quella dei Conti di Prata, il cui potere ed area d’influenza si estendevano fra il Friuli occidentale e del Veneto orientale. Sembra si possa far risalire il primo nucleo del castello a questi anni, intorno all’XI secolo, anche se alcune fonti suggeriscono una presunta origine romana, non ancora accertata da sufficienti ricerche archeologiche.
Le prime notizie scritte dei Conti (ancora territorialmente legati alla famiglia più antica) si datano al XII secolo circa e fra queste un documento del 1178 costituisce anche la prima fonte certa riguardante il “castro Porczile”: un’unica e possente torre, nucleo primigenio del castello, difesa da fossati naturali e corsi d’acqua e situata in posizione rialzata rispetto all’abitato circostante.
Soltanto nel 1214, quando Guecello di Prata lascia in eredità al figlio Federico i castelli minori di Porcia e Brugnera, la dinastia che trae il nome da questi luoghi diventa finalmente un casato autonomo a sé stante, rivendicando un ruolo di primo piano nella storia del territorio anche dopo la spontanea sottomissione alla dominazione della Serenissima, avvenuta nel 1418.
Il risultato di questa lunga vicenda familiare e dei molti secoli trascorsi è un complesso castellano a corte centrale notevolmente eterogeneo, costituito dalle diverse opere architettoniche che nel corso del tempo si sono sviluppate attorno all’antica torre. Le strutture imponenti, le mura e le torri merlate (fortificazioni di cui rimangono solo pochi resti) esprimevano la primaria funzione difensiva del castello: grazie a questi accorgimenti strutturali, il maniero è stato in grado di resistere a numerosi attacchi e a varie offensive, ad esempio durante le invasioni dei Turchi in Friuli (1472-1479).
Un’interessante testimonianza al riguardo ce la fornisce il conte Giacomo di Porcia nel 1492. Egli, infatti, esalta il mastio centrale definendolo così forte e resistente da poter gareggiare con qualunque altro del Veneto, informandoci inoltre delle otto piccole torri incluse nelle mura che circondavano il castello. Tra i vari ampliamenti e modifiche a cui è stato soggetto il complesso, è da ricordare il “Palazzo Novo del Vescovo”. Eretto nel 1610 per volontà del Vescovo di Adria, un membro dei Porcia, è caratterizzato da uno stile vicino a quello veneziano, indizio dei forti legami politici con la città lagunare. Uno degli ultimi lavori risale a metà degli anni ’20 del secolo scorso, con l’ampliamento e la ristrutturazione dell’ala sud-est verso il Rio Bujon.
L’aspetto del castello doveva essere davvero maestoso, tant’è che vi furono ospitate anche personalità politiche di grande spicco, tra le quali l’imperatore Carlo V nel 1532 ed Enrico III re di Polonia nel 1574.
Nonostante i danni causati dai sismi e dalle guerre mondiali lo abbiano trasformato e ridimensionato, il castello di Porcia continua ad esercitare il suo fascino, punto di incontro fra passato, presente e memoria tangibile dell’intera comunità.