La scomparsa della regina Elisabetta, dopo 70 anni di regno, ha lasciato tutti attoniti. Protagonista discreta ma celebre di quasi tre quarti di secolo in cui ha visto trasformarsi il secolare Impero britannico in Regno Unito, è stata il secondo monarca più longevo nella storia (per due anni non ha superato Luigi XIV). Nel mentre, è stata un amato simbolo popolare, riconosciuto a livello mondiale: accanto al Big Ben e all’Union Jack, non si è mai potuto pensare al Regno Unito senza rimandare, anche solo per un istante, col pensiero a lei.

Di re, nella storia inglese, ce ne sono stati tanti, anche poco noti. Mentre di regine se ne sono contate solo tre. E tutte hanno lasciato un segno profondo nella loro epoca. Come la regina Vittoria, bisnonna di Elisabetta, il cui regno, esteso su tutto il pianeta, connotò il XIX secolo come era vittoriana. E, come Elisabetta, visse a così a lungo che il suo primogenito, Edoardo VII, salì al trono avendo superato abbondantemente la mezza età.

Con il 2022 assistiamo a un fenomeno analogo. A sedere sul trono della madre è oggi il settantenne Carlo III d’Inghilterra. Assistere all’incoronazione di un sovrano inglese è un evento inedito per gran parte di noi. Soprattutto di una figura che è sempre stata considerata come un eterno principe, una carica che, al di là delle apparenze, comporta molte fatiche. Rappresentanze e viaggi sono infatti sempre stati fondamentali alla costruzione dell’immagine della famiglia reale inglese, e con essa del Regno Unito, e Carlo, al pari della madre, ha girato più volte e spesso il mondo. Una volta arrivando anche da noi, a Trieste, la sua prima volta in Italia.

Il 29 ottobre 1984 fu una giornata intensa per il capoluogo giuliano. Polizia, carabinieri, elicotteri, sommozzatori, collaboravano con ispettori di Scotland Yard e autorità inglesi  per predisporre tutte le misure di sicurezza necessarie a una visita tranquilla. Temendo attentati da parte dell’PIRA (Provisional Irish Republican Army), che poco più di due settimane prima aveva attentato senza successo alla vita della Primo Ministro Margaret Thatcher, Trieste era una città blindata.

Carlo d’Inghilterra era arrivato a Ronchi dei Legionari la sera prima, accompagnato da un segretario, un cameriere, una guardia del corpo e dall’ambasciatore inglese, alloggiando presso la Prefettura. La mattina dopo cominciò, in tutta sicurezza, il suo tour ufficiale: ricevette dapprima i membri della comunità inglese a Trieste, per poi incontrarsi con il neo-presidente della giunta regionale, il democristiano Adriano Biasutti.

Un aneddoto: in occasione dell’incontro tra i due, Biasutti gli fu presentato come la “Thatcher del Friuli Venezia Giulia”. Tradendo la sua simpatia per la Lady di ferro, Carlo rispose: “Speriamo che controlli bene la spesa pubblica come fa lei”. Successivamente gli fece dono di un suo ritratto ufficiale: “spero che Lei lo apprezzi, Pierre Trudeau [allora Primo Ministro canadese e padre dell’attuale premier Justin, ndr.] lo ha messo in un cassetto”. In cambio ricevette una pietra carsica su base di marmo.

A seguire, ebbe l’incontro con il Presidente del Consiglio regionale, il socialista Luigi Manzon, con i rappresentanti della Camera di Commercio e con tutti i capogruppo dei partiti tranne i rappresentanti del “D. P.- Movimento Trieste”, non presenti per protesta.

Pranzò quindi a Miramare nella suggestiva cornice della Sala del Trono in compagnia di entrambi i presidenti della Regione e del Ministro della Pubblica Istruzione Franca Falcucci, mentre nel pomeriggio incontrò al Circolo della cultura e delle arti il sindaco di Trieste Franco Richetti. Alla sera, infine, quale Presidente, tenne un discorso in italiano presso il Teatro Verdi, inaugurando l’anno accademico del Collegio del Mondo Unito.

Il giorno dopo, il 30 ottobre, visitò la sede di Duino, la prima europea, incontrando anche la popolazione e pranzando con gli studenti. Partecipò dunque all’inaugurazione del nuovo centro accademico dell’istituto.

In questa due giorni triestina il Principe di Galles si interessò molto della cultura e della politica della regione: chiese informazioni precise sulla struttura autonomista del Friuli Venezia Giulia e dello Stato italiano, dei rapporti con i paesi vicini e della minoranza slovena, affermando che gli sarebbe piaciuto molto visitare la costa istriana in barca se questo non avesse comportato difficoltà in tema di sicurezza.

Non solo: essendo a conoscenza della “Lista per Trieste”, all’epoca movimento politico autonomista di ampio consenso che due anni dopo avrebbe espresso un sindaco, si mostrò stupito del fatto che il sistema politico, locale e non, fosse connotato da un così gran numero di partiti.

Ebbe anche modo di avere contatto con la gente: passeggiando per Trieste, lungo via Carducci e via San Carlo fu molto applaudito dai triestini, lasciandosi pure abbracciare da un anziano e rispondendo con cortesia a una signora che, nel salutarlo, portava con sé un ritratto di lady Diana.

Per un confronto: CARLO D’INGHILTERRA IN VISITA A TRIESTE – la Repubblica.it
In copertina: Adriano Biasutti e Luigi Manzon in compagnia del Principe Carlo di Galles. Foto dell’archivio privato di Luigi Manzon. Vietata la riproduzione. Tutti i diritti riservati.