Come per ogni dibattito che si rispetti, la fase preliminare dovrebbe consistere nella cernita delle informazioni, il passaggio successivo nell’individuazione dei pro e contro di ogni schieramento, nel vaglio poi dell’etica e della coscienza personale, e infine nello schierarsi più o meno apertamente.

Quello che bisogna innanzitutto sapere, prima di cominciare a parlare di OGM, è che non esiste alcun elemento all’interno della letteratura scientifica a conferma dell’idea dilagante che i prodotti transgenici siano dannosi per la salute. Interessi personali e questioni di principio, infatti, mettono spesso in secondo piano qualsiasi argomentazione scientifica e razionale.
Inoltre, quello degli OGM è solo l’ultimo dei mille tentativi di sostituire (o inserire) una caratteristica genetica propria di una specie all’interno di un’altra, con l’obbiettivo comune di creare colture con le migliori qualità.

Come spesso accade, tuttavia, l’ambiguità si riscontra in materia di legge.
Mentre  a livello europeo esiste infatti una normativa che di fatto permette le coltivazioni di semenze geneticamente modificate, in Friuli Venezia Giulia esistono addirittura due norme  che vietano la coltivazione di mais MON810 (il mais geneticamente modificato più diffuso, prodotto dall’azienda Monsanto). Ciò nonostante, un gruppo di coltivatori fiulani, capitanato dal segretario di Futuragra, Giorgio Fidenato, continua a piantare e coltivare il mais transgenico nel pordenonese, di fatto illegalmente, mentre le moratorie si sprecano.

Se da un lato quindi la coltivazione di OGM non è ancora permessa, sulle tavole degli italiani giungono comunque prodotti transgenici: farine e ortaggi per via diretta, salumi e formaggi per via indiretta.
La stragrande maggioranza dei bestiami italiani è infatti allevata grazie a mangimi derivanti da OGM, di provenienza straniera, favorendo così l’importazione e mettendo ulteriori paletti al made in Italy in campo agricolo, ormai  in seria difficoltà.

Infine, inutile negarlo, la questione economica è importante: maggiore resistenza ai fattori ambientali esterni significa maggiore resa, la quale, unita al non-utilizzo di pesticidi e sostanze chimiche, determina costi di produzione inferiori e maggior guadagni sui raccolti finali. In quest’ottica, non è fantascienza l’idea di poter sfamare più facilmente percentuali consistenti di abitanti del terzo mondo.

Intanto il dibattito continua senza soluzione apparente. Noi però, osservati  i punti di vista, analizzati i pro e contro e riconosciuti i lati positivi, nel momento di schierarci dalla parte degli OGM cerchiamo almeno di strappargli una sola, semplice  e fondamentale promessa: tutto, ma NON i pomodori in dicembre.

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