Incontro di affascinante portata quello di ieri sera all’Auditorium Istituto Vendramini che ha visto protagonisti la storica Alessandra Necci e il filosofo Giulio Giorello.

Attraverso un’analisi di diversi episodi storici, questi due intellettuali hanno cercato di rispondere a una domanda solo superficialmente banale: cos’è il tradimento? Chi sono i veri traditori?

Roberto Papetti, moderatore dell’incontro, ha saputo coordinare magistralmente il “botta e risposta” tra i due ricercatori di opinioni diverse, mantenendo il livello d’attenzione costantemente molto alto.

Alessandra Necci ha mostrato senza vergogna la sua simpatia per gli sconfitti, a lei piace partire dai traditi. Da questo suo particolare affetto, scaturiscono sempre riflessioni accattivanti che sfociano poi in un’analisi profonda dei personaggi storici di cui scrive; da come ne parla, sembra li abbia conosciuti personalmente.

Questo suo pensiero è contenuto nei suoi libri «Il diavolo zoppo e il suo compare» e «Il Re Sole e lo scoiattolo» che affrontano sia il tradimento politico che affettivo. Saggi storici sulla Francia della Rivoluzione e della Restaurazione che diventano quasi romanzi.
«Mi piace pensare che il merito alla lunga divenga motivo di fedeltà e non di tradimento» ha sottolineato.

Giulio Giorello ha affrontato il problema da un altro punto di vista: il tradimento è una questione relativa. Bisogna infatti valutare il motivo politico che ha spinto a tale azione, allontanandosi da giudizi passionali e morali: «il tradimento in politica è una forma di aggiornamento. Come facciamo a essere sicuri che i traditori debbano sempre finire in una delle tre bocche di Satana?»
Il filosofo, che nel suo libro «Il tradimento. In politica, in amore e non solo» affronta il tema su piani diversi, ha mostrato come questa forma di mancanza di rispetto possa riservare svariate sfaccettature, in qualsiasi epoca essa venga collocata. Riferendosi a Machiavelli, ha ironicamente dichiarato «Povero Niccolò se fosse vissuto ai tempi di Tangentopoli».

Questo confronto ha portato i due protagonisti a una riflessione su come l’Italia di oggi possa venire considerata come un popolo di voltagabbana.
Entrambi si sono battuti in difesa del nostro paese, specialmente la Necci che ha spiegato con fermezza che l’Italia, essendo una democrazia recente, non ha costruito quel collante che le avrebbe permesso di non far germogliare al suo interno la cultura dell’invidia. L’ideologia del traditore non caratterizza in nessun modo il popolo italiano, perché nel Rinascimento Italiano si sono forgiati e instaurati dei nuclei fiorenti ma a sé stanti, che non hanno creato un sentimento comune e un’appartenenza a qualcosa di più grande a livello territoriale. È importante per noi italiani essere consapevoli di tutto ciò, ricordarlo dentro di noi maturando un senso della memoria.

«Chi non ha il senso della memoria e del passato non ha la capacità di costruire il futuro»
– Alessandra Necci

Ciò che però è scaturito in modo chiaro da questo appuntamento, è la convinzione che il senso di responsabilità in ognuno di noi sia simbolo di speranza e ci aiuti a discernere ciò che è tradimento, ciò che non lo è e ciò che, semplicemente, potrebbe essere una “via di mezzo”.

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