Dopo due mesi, percorrendo le quattro provincie di Trieste, Gorizia, Udine e Pordenone, siamo arrivati alla fine di questo viaggio alla scoperta dei birrifici artigianali del Friuli-Venezia Giulia.
Il panorama birraio friulano spazia dai grandi birrifici storici ai più piccoli birrifici artigianali e birrifici agricoli.
I marchi storici sono Birra Moretti e la Dreher. Quest’ultima è nata a Trieste nel 1870, ma le sue origini sono radicate nella cultura birraia della famiglia Dreher, nota in Boemia fin dal 1600. Nel 1970 Franz Anton Dreher fonda a Vienna una fabbrica di birra, il figlio nel 1841 introduce il luppolo per prolungare il periodo di conservazione e inventa, così, la “Lagerbier” e nel 1867 ritorna dall’Esposizione Universale di Parigi con una medaglia d’oro al collo. Il terzo Anton della famiglia fonda la fabbrica di Trieste, che verrà poi sposata negli anni ’60 in provincia di Taranto. Dal 1974 è prodotta e distribuita dalla Heineken. Dreher e Moretti rappresentano i pilastri della produzione della birra non solo nel territorio friulano, ma in quello italiano.
L’obiettivo dei più giovani birrifici artigianali è valorizzare ancora di più il territorio, utilizzando , in molti casi, materie prime prodotte localmente, per ottenere una birra con sfumature diverse in base alla zona di produzione. È il caso di Valscura con le sue birre al Figo Moro di Caneva e alla Castagna dei boschi del Cansiglio, e di Birra di Naon, che utilizza orzo, mais e luppolo coltivati nell’azienda agricola Villa Chazil, e il birrificio Gjulia, della famiglia Zorzettig, con la sua Ribò, prodotta con aggiunta di mosto di Ribolla gialla, e la Grecale. Sempre di proprietà di Gjulia c’è il marchio Birra Toz, che prende ispirazione da un abitante di Cividale (raffigurato sull’etichetta creata dalla figlia di Marco Zorzettig). Una “bionda” prodotta in tre varianti: la Toz, la Easy, con gradazione alcolica più bassa (4% vol.) e la Strong, 6% vol. Tutte sono bionde ad alta fermentazione, non pastorizzate, non filtrate e dedicate al pubblico giovane.
Negli ultimi anni la costellazione di microbirrifici si è allargata notevolmente (tra le neonate troviamo la birra Campestre e The Lure Beer) diretta conseguenza della combinazione di due fattori: la birra piace e quella artigianale ancora di più, e, dall’altra parte, l’intraprendenza e la passione da parte dei produttori che vogliono valorizzare il proprio territorio attraverso tutte la sfaccettature possibili.

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