Se vi trovate in centro a Pordenone e vi dirigete verso Piazza Risorgimento potete uscire dalla città seguendo il lungo e suggestivo Viale della Libertà, che taglia la zona residenziale moderna pordenonese. Si passa quindi da respirare storia in mezzo ai palazzi antichi e caratteristici del centro a immergersi in una zona caratterizzata dall’intervento più recente a opera dell’uomo, che dona nuovi elementi e nuovi valori alla città friulana. Giunti alla fine si arriva a Via Terme Romane, costeggiando una risorsa naturale e culturale come il Fiume Noncello. Si raggiunge così la località di Torre, tornando in un’atmosfera più antica e piena di storia, che molto probabilmente coincide con il primo nucleo della città di Pordenone.

Tore, come si dice in dialetto pordenonese, è un quartiere posto al confine con Cordenons e si suddivide in Torre Bassa (o Torre Storica) e Torre Alta (o Torre Nuova). Fino a metà secolo alcune zone erano identificate come dei borghi indipendenti, a testimoniare le tradizioni popolari qui presenti. Torre nacque in epoca romana in una zona ricca di risorgive, con il suo porto fluviale sul Noncello e le Terme Romane (anticamente coincidevano con strutture appartenenti al porto). Il porto era già inutilizzato attorno all’anno Mille e venne ricostruito più a valle, dando vita a un piccolo nucleo romano-medievale che avrebbe promosso lo sviluppo dell’odierna città di Pordenone. Fu una delle prime pievi della diocesi di Concordia, coincidendo quindi con uno dei primi antichi insediamenti del cristianesimo. Il quartiere fu storicamente parte della Patria del Friuli e feudo dei signori di Ragogna, diventando frazione di Pordenone solo nel XIX Secolo.

Se si arriva a questa località, tuttavia, ciò che colpisce maggiormente è il suggestivo castello, situato su un leggero rilievo di un’ansa del Noncello. Fu costruito nel XIII Secolo con torre d’avvistamento su tre livelli, sui resti di un precedente castelliere. Fatto edificare dai signori di Prata, fu poi conquistato dai conti di Porcia e successivamente passò alla proprietà del potente conte di Gorizia. Tornato poi sotto l’influenza del patriarcato di Aquileia, nel 1391 passò sotto i conti Torre-Ragogna, che avevano come obiettivo di conquistare tutti i territori circostanti, compreso il borgo e la signoria della città di Pordenone. Proprio per i contrasti nati tra l’esercito dei conti Torre-Ragogna e i pordenonesi il castello venne attaccato, incendiato e raso al suolo. Nell’incendio persero la vita il conte Ragogna, la moglie e i sei figli, mentre due figli maschi e una femmina poterono salvarsi gettandosi dalla finestra. Essi furono però presi dalle truppe e passati per le armi. Il tragico e sanguinoso evento passò alla storia grazie ai numerosi canti dei menestrelli (in età feudale, gli artisti di corte incaricati all’intrattenimento; svolgevano mansioni di musicisti, cantastorie, poeti o giullari per professione), che informarono in breve tempo molte corti e contee d’Italia e d’Europa di quanto accaduto a Torre di Pordenone.

Il complesso oggi si presenta come un edificio con elementi aggiunti nel corso dei secoli, seguendo gli stili architettonici susseguitisi. Oggi il castello di Torre è sede del Museo archeologico. Ciò che è rimasto dell’antico edificio è l’originaria torre-mastio lunga circa 9 metri di lato e dallo spessore di circa 2 metri e mezzo, simbolo dell’architettura su cui si è eretto il vecchio castello.

Nella foto, un’opera dell’artista Raffaello Da Gottardo.

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