Il Friuli – Venezia Giulia non è soltanto vino, questo dev’essere scolpito nella mente di abitanti e visitatori. Pensare che l’offerta di bevande alcoliche regionali possa esaurirsi con il nettare ottenuto dall’uva sarebbe infatti sbagliato. Abbiamo già speso molte parole sul vino friulano, ma non sufficienti per completare il quadro della proposta regionale. Qualche tempo fa, poi, abbiamo voluto raccontarvi come i distillati rappresentino una tradizione secolare per la nostra regione. Questa volta, però, tocca ad un nuovo protagonista: la birra. La bibita alcolica più bevuta al mondo, infatti, gode in regione di una lunga tradizione.

Tutti noi conosciamo almeno un marchio storico nel panorama delle birre italiane e mondiali che proprio in Friuli ha fondato le sue radici. Era infatti il 1859 l’anno in cui “il baffo d’oro” apre gli stabilimenti Birra Moretti a Udine. Luigi Moretti, esponente di spicco di una famiglia di facoltosi commercianti, era molto attivo nella compravendita all’ingrosso di granaglie, vino, spiriti, generi alimentari e birra, acquistata dalla vicina Austria. Il progetto originario prevedeva uno stabilimento da 2.500 ettolitri di birra all’anno, sufficienti secondo l’imprenditore per soddisfare la richiesta locale. Nella sue mente però era ben chiaro il progetto di aumentarne la produzione, tanto che in poco tempo la storia del birrificio udinese si allineò a quella degli altri birrifici italiani dell’epoca, come Poretti, Menabrea, Peroni e Dreher, prodotta nell’allora impero Austro-Ungarico, a Trieste. Le vendite così crebbero vertiginosamente nel XX secolo, e resistettero in seguito al crollo dovuto alle guerre mondiali.
In seguito, dopo un periodo florido negli anni del boom economico, fra gli anni ’70 e ’80, la società Moretti si dota di due nuovi stabilimenti, in Abruzzo e Basilicata. Qualche anno più tardi, nel 1992, chiude lo storico stabilimento di Udine, che si sposta nella vicina San Giorgio di Nogaro, nella bassa friulana. Solo quattro anni dopo, però, il colosso mondiale Heineken riuscì a conquistare lo stesso stabilimento, allargando così la sua produzione in Friuli. L’anno dopo, però, l’antitrust contesta al Gruppo Heineken di detenere, sul mercato italiano, una posizione dominante, e la costringe a vendere l’impianto friulano, acquistato da un gruppo di imprenditori che danno vita ad un nuovo gruppo birrario, la Castello di Udine, lo stesso che nel 2006 salverà la birreria Pedavena, che la stessa Heineken aveva chiuso nel 2005 dopo averla acquistata.
Da quel giorno la “vera birra friulana”, come recita il claim di birra Castello, è tornata ad essere presente negli scaffali di tutti i supermercati, con il grande orgoglio dei friulani.

Oggi, accanto a queste realtà consolidate, sul territorio friulano si possono incontrare diversi micro birrifici, cresciuti a macchia di leopardo negli ultimi anni. Una tendenza che mette in luce come la tradizione del malto d’orzo, del lievito e del luppolo sia ancora più che viva in regione. I prodotti che nascono da questi birrifici sono spesso di nicchia, ma rispecchiano la dedizione e l’attenzione per le materie prime tipiche dell’animo friulano. Alcune birre friulane sono veri e propri capolavori, che si stanno conquistando un nome anche al di fuori dei confini regionali, come ad esempio la birra Valscura di Sarone oppure la Zahre Beer di Sauris. Altri sono invece espressione di intraprendenza e amore per le proprie terre, che i mastri birrai friulani hanno voluto onorare attraverso l’uso delle loro materie prime. Il risultato è la bevanda alcolica più bevuta al mondo, che, come vi spiegheremo nel ciclo di articoli che andiamo ad inaugurare, si può dire a buon diritto anche friulana.

(Immagine tratta da http://www.napolihoreca.it)