A dieci anni dalla morte di Amedeo Giacomini, intellettuale, filologo ma, soprattutto, poeta e scrittore dialettale, la casa editrice Il ponte del sale ha scelto di ripubblicare, in una nuova e ben curata edizione dal titolo In agris rimis: tutte le poesie friulane, l’intera sua produzione poetica in lingua friulana, forse il momento più intimo e sentito di tutto il suo scrivere.
Presentata durante l’edizione di quest’anno del festival letterario Pordenonelegge, questa nuova edizione ridà voce e corpo al pensiero e al lavoro di uno dei personaggi più significativi, letterariamente e linguisticamente parlando, del secondo novecento in Friuli Venezia Giulia.
Sostenitore di una lingua al margine, secca, arida, i suoi versi sono ossature scarne di poesia, brandelli di umanità, aspri scontri, meticolose riflessioni. Nato a Varmo nel 1939, Amedeo Giacomini, fin dal 1976, anno del terremoto in Friuli, in linea con la tendenza di quegli anni, decide di scrivere versi in dialetto, seguendo l’esempio e proseguendo la ricerca linguistica iniziata da Pier Paolo Pasolini anni prima, riscoprendosi in un’identità, anche linguistica, fortemente locale e regionale. Giacomini affianca, soprattutto nell’ultima parte della sua vita, alla produzione letteraria anche l’attività didattica, insegnando all’Università di Udine e compiendo studi su numerosi e differenti autori, dai poeti romanzi medievali fino a scrittori più contemporanei.
Uno scrivere poetico, il suo, pastoso, di terra e di carne, incentrato sul mistero del quotidiano, sul dolore e la sofferenza incomprensibile del vivere, affannoso e disilluso, capace di dare dignità e sposarsi perfettamente con una lingua così dura e povera come il friulano. Una poesia che vive di binomi e contrasti, dove il vivere è in bilico tra distese di terra arida e pozze di fango. Versi popolati da immagini, esseri e animali di fiume, dettagli del quotidiano, le serpi, le salamandre, esempi e metafore estratte e rubate da quel microclima sociale, umano e naturale che sono le sponde e gli argini del fiume Varmo, la Bassa friulana con i suoi campi e i suoi piccoli, disperati, paesi.
Purtroppo, negli ultimi anni, è divenuto sempre più difficile trovare in commercio le versioni originali delle sue raccolte di poesia, molte delle quali non sono più state ristampate. La speranza è che questa nuova edizione sappia ridare lustro e dignità al suo lavoro e alla sua opera, che di certo non merita di essere lasciata in disparte.
Carlo Selan nasce a Udine nel 1996 e attualmente frequenta la facoltà di Lettere presso l’Università di Trieste. Attualmente, scrive e collabora per diversi blog e riviste di cultura come L’oppure, Constraint Magazine, TX2teatriudine, Digressioni, TamTam, ARGO – poesiadelnostrotempo.