CERCO LA PAROLA
Voglio con una parola
Descriverli –
Prendo le parole quotidiane, dai dizionari le rubo
Misuro, peso e scruto –
Nessuna
corrisponde.
Le più ardite – sanno di codardia,
le più sdegnose – ancora sante.
Le più crudeli – troppo compassionevoli,
Le più odiose – tropo poco violente.
Questa parola deve essere come un vulcano,
che erutta, scorre, abbatte,
come terribile ira di Dio,
come odio bollente.
Voglio, che questa unica parola,
sia impregnata di sangue,
che come le mura tra cui si uccideva
contenga in sé tutte le fosse comuni.
Che descriva precisamente e con chiarezza
chi erano loro – tutto ciò che è successo.
Perché questo che ascolto,
perché questo che si scrive
è ancora tropo poco.
La nostra lingua è impotente,
i suoi suoni all’improvviso – poveri.
Cerco con lo sforzo della mente
cerco questa parola –
ma non riesco a trovarla.
Non riesco.
Con Cerco la Parola Wislawa Szymborska pubblicava, nel 1945, la sua prima poesia.
Sebbene questo sia il suo primo componimento in esso si delineano già alcune caratteristiche della sua poetica: il verso libero e la semplicità della parola nuda. Proprio, in tale purezza si profila, con vibrata chiarezza, l’essenza della vita stessa, la quale è la vera protagonista della sua ampia produzione poetica.
Wislawa nasce a Cracovia nel 1923, la sua esistenza è segnata dagli orrori della Seconda Guerra Mondiale, dall’occupazione tedesca prima e dalla sovietizzazione poi. Tra l’altro, sotto Stalin la poetessa provò a pubblicare la sua prima raccolta di poesie ma venne censurata, in quando non rispettava i canoni del realismo socialista. Nonostante ciò si iscrisse al Partito comunista per poi rompere definitivamente con esso dopo i fatti di Praga. Dopo un matrimonio con il primo marito Adam Wlodek – matrimonio durato appena sei anni – si sposerà con Kornel Filipowicz, con il quale resterà fino alla sua morte, nel 1990.
Nel 1996 riceverà il premio Nobel alla letteratura con la seguente motivazione: “per aver creato della poesia che tramite ironica precisione permette di mettere il luce il contesto storico e biologico in frammenti di realtà umana”.
Infatti, è proprio l’ironia una delle altre cifre stilistiche della sua opera, a riguardo mi permetto di citare un passo della poesia Scrivere un curriculum nella quale leggiamo “a prescindere da quanto si è vissuto / il curriculum dovrebbe essere breve”, in questo breve e lapidario verso la poetessa riesce ad ironizzare di fatto sul valore stesso dell’esperienza, tematica di cui si dibatte molto oggi. Tale ironia tagliente è un tema quasi sempre presente in molte altre delle sue poesie.
Infine, le poesie della Szymborska fanno sperimentare a noi lettori un dialogo intimo con chi scrive, quasi come se la poetessa stessa si materializzasse davanti a noi, attraverso le sue parole.
Si tratta di parole semplici, come ho già ricordato, le quali però si rivelano raffinati espedienti linguistici, caratterizzati da una certa idiosincrasia. Quelle della poetessa polacca sono parole che entrano dentro in punta di piedi e spesso ci restano per sempre, le sussurriamo a bassa voce leggendo ma esse finiscono per risuonarci in testa, amplificandosi. Diventiamo la cassa armonica dei suoi versi poiché ci parlano di noi e dell’essenza stessa della vita, guardata da una prospettiva diversa. O meglio, “vista con un granello di sabbia”.
Concludo con una delle mie poesie preferite dell’autrice:
UN APPUNTO
La vita – è il solo modo
per coprirsi di foglie,
prendere fiato sulla sabbia,
sollevarsi sulle ali;
essere un cane,
o carezzarlo sul suo pelo caldo;
distinguere il dolore
da tutto ciò che dolore non è;
stare dentro gli eventi,
dileguarsi nelle vedute,
cercare il più piccolo errore.
Un’occasione eccezionale
per ricordare per un attimo
di che si è parlato
a luce spenta;
e almeno per una volta
inciampare in una pietra,
bagnarsi in qualche pioggia,
perdere le chiavi tra l’erba;
e seguire con gli occhi una scintilla
nel vento;
e persistere nel non sapere
qualcosa d’importante.
Letture consigliate: Wislawa Symborska La gioia di scrivere. Tutte le poesie (1945-2009) a cura di Pietro Marchesani Adelphi Edizioni 2009
Sono nata a Palmanova nel 1996, vivo a Trieste dove frequento il corso di laurea in Studi Umanistici.