Nella storia di Pordenone, molti sono i simboli e gli spazi che caratterizzano il panorama non solo visivo ma anche culturale della città. Tra questi, nell’ambito dell’istruzione, figura certamente il Liceo Leopardi-Majorana, un istituto unico nel suo genere, che unisce sotto un solo nome tre diversi indirizzi: classico, scientifico e delle scienze umane (ex-sociopsicopedagogico). Questi, a modo loro e grazie al lavoro e all’interessamento di professori e studenti, hanno portato il Leo-Major a essere tra i più noti nel panorama provinciale e civico e insieme rappresentano un’eccellenza tutta pordenonese.

Con quest’anno, il Liceo, presente nella sua forma attuale  dall’anno scolastico 1999-2000, raggiunge un importante traguardo: festeggia infatti il mezzo secolo di vita dell’indirizzo classico. La prima pietra viene ufficialmente posta nel 1965, quando il Ginnasio comunale di Pordenone, nato nel 1948, diventa Liceo Classico Statale, assumendo più tardi il nome del grande poeta Giacomo Leopardi.

Non passa molto tempo prima che il Liceo cresca e si strutturi: al momento del trasferimento all’amministrazione statale, esso poteva già contare su 243 alunni. Negli anni successivi si passa dalle 9 classi dell’A.S. 1965/66 alle 17 classi dell’A.S. 1984/85, fino ad arrivare al massimo finora raggiunto di 36 classi nell’A.S. 1994/95. Una crescita vertiginosa parallela allo sviluppo di una certa vitalità, per certi aspetti discutibile, nell’ambiente scolastico:

“[…] Allievi che fanno i loro comodi, promozioni in massa e indiscriminate, e non solo per ragioni contingenti, insegnanti dediti al volantinaggio ed altro con grave pregiudizio per la dignità della funzione docente…chiunque può constatare che il Liceo Classico Statale è assolutamente, oggi come oggi, ingovernabile e preda della facile e dilagante demagogia…”

Così scrive l’avv. Vanin, presidente del consiglio d’istituto nel 1975, nella lettera di dimissioni indirizzata alla preside di allora, Rosa Bian. Gli anni ’70 sono un decennio in cui gli stessi studenti premono per avere una maggiore influenza nelle decisioni scolastiche che li riguardano, rilanciando con più vitalità il loro ruolo all’interno del liceo. Non solo, si aprono grandi spazi al dibattito e si seguono con molto interesse le tematiche socio-politiche di quegli anni, con assemblee d’istituto in cui si parla di argomenti come la condizione della donna nella sfera individuale e sociale o della Legge sull’ordinamento scolastico con finanziamento pubblico alle scuole private.

Non da meno è l’impegno dei docenti in quegli anni e nei successivi: nel 1983 viene approvata e svolta una gita in Grecia di una settimana, la prima di una serie successiva di viaggi studio nel paese ellenico che, salvo qualche interruzione, continua tuttora. Mentre è del 1989 l’ufficializzazione del nome del liceo in “G.Leopardi”, approvato con 12 preferenze su 18 espresse dal Collegio docenti nella seduta del 23 maggio. Nello stesso anno viene nominato preside il prof. Sergio Chiarotto, che succede alla guida dell’istituto al prof. Angelo Luminoso, in carica dal 1977.

Gli anni ’90 sono contrassegnati dalle molteplici novità, sia nel campo dei dibattiti (sono gli anni delle stragi di mafia)che nel campo dell’istruzione: lezioni di informatica per il ginnasio, introduzione della lingua straniera per il triennio, sperimentazione del Progetto Brocca… Nel 1995 e nel 1997 gli studenti si resero protagonisti di due distinte occupazioni della scuola, mentre è del 1997 l’unica edizione del “Certamen Leopardianum.”

Si arriva quindi agli anni 2000, con l’unione del Leopardi con il liceo scientifico e sociopsicopedagogico Ettore Majorana, e all’apertura di una più ampia offerta formativa. Nel 2007/8 infine si inaugura la prima edizione del “Certamen Lucretianum”, appuntamento annuale di traduzione dal latino che prosegue tuttora con l’ottava edizione del 2015 e che vede la partecipazione di studenti da altre parti d’Italia. Infine, dal 2010, subentra al prof. Chiarotto alla guida del liceo, la prof.ssa Teresa Tassan Viol, tuttora preside.

Nel suo mezzo secolo di storia, il Liceo ha conosciuto un’evoluzione straordinaria: dalle prime semplici lezioni in Piazza della Motta (prima sede storica dell’istituto) alla grande organizzazione scolastica in Piazza Maestri del Lavoro, attuale indirizzo della sede centrale, l’istituto ha avuto modo di essere centro di vitalità culturale e formativa in continua evoluzione e perfezionamento e, sicuramente, sarà in grado, grazie al prezioso lavoro di docenti e studenti, di affrontare al meglio le sfide sempre più impegnative che verranno poste in futuro.

 

(Si ringrazia il prof. Cristiano Riva per il resoconto storico del Liceo da cui questo articolo prende le fonti.)

2 Comments

  • Ivana Truccolo, 06/12/2015 @ 17:20

    Ho letto con interesse l’articolo sui cinquant’anni del Leo-Major. Ho frequentato il liceo classico statale di Pordenone negli anni 1970-75. La sede allora era in via Gaspare Gozzi e il liceo era innominato. Non mi ritrovo affatto nella descrizione dell’avv. Vanin. Erano anni caldi, ma la qualità degli insegnanti e degli insegnamenti era di assoluta qualità. Ho amato, e continuo ad amare il “mio liceo”, per quello che ha significato nella mia vita…Venivo dalla provincia, per l’esattezza da una zona in cui lo studio per la passione dello studio era un disvalore, una stamberia…Ho scelto di fare il classico proprio per le materie di studio. L’innamoramento per il greco…e poi la storia dell’arte, la matematica, la filosofia, la chimica… mi hanno appassionato tanto quanto i dibattiti politici, il parlare di cinema, architettura e poesia con alcuni professori e la scoperta dell’impegno sociale e del piacere di stare con i compagni di classe…
    Tutti e tre i miei figli hanno frequentato il Liceo di Pordenone negli anni di passaggio dal Leopardi al Leo-Major.
    Sono contenta di questa scelta sia per me che per loro. Credo sia stata fra le migliori opportunità della vita…Spero altri ragazzi possano continuare a fruirne.

    • Joshua Giovanni Honeycutt Balduzzi, 20/12/2015 @ 11:51

      Grazie del contributo sicuramente prezioso per comprendere quale fosse il clima di quegli anni nel Liceo di Pordenone. Credo che anche noi più giovani sappiamo come la visione di quegli anni diverga tra le generazioni, e come gli anni della ‘contestazione’ e quelli immediatamente successivi attraversarono fasi diverse e per di più diversamente vissute: è per questo che il suo contributo è indubbiamente prezioso.

      Anche io ho frequentato il Liceo, che era già Leo-Major, per altro provenendo, mutatis mutandis per quanto riguarda i tempi, da una situazione socio-familiare piuttosto simile. Credo che la realtà del nostro Liceo abbia segnato molte persone, credo che per molti abbia rappresentato il primo passaggio verso il mondo in senso più ampio, un passaggio però che avviene all’interno di un ambiente raccolto e familiare, attento alla persona, a ciascuna persona, senza trascurare la necessaria formalità utile a trasmettere quelle conoscenze, quel metodo e quella mentalità che tanto contraddistinguono i percorsi liceali di buona tradizione italiana.

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