Vittorio Cadel, nato a Fanna nell’ottobre del 1884, da ragazzino manifesta un naturale talento artistico nel campo del disegno e per questo nel 1903, si iscrive alla Regia Accademia di Belle Arti di Venezia.
Nel panorama artistico del primo Novecento, cioè quello degli anni in cui avviene la formazione dell’artista friulano, in Europa si stanno sviluppando Espressionismo, Cubismo, e Astrattismo; in Italia Filippo Tommaso Marinetti dà vita al movimento futurista, mentre Giorgio De Chirico sviluppa nei suoi dipinti una corrente metafisica. Insomma, il clima culturale è in grande fermento e anche nell’arte non mancano nuovi stimoli.
Torniamo ora a Venezia, dove Vittorio Cadel si distingue a partire dal corso preparatorio dell’Accademia, per il quale vince il primo premio, con tanto di medaglia d’oro. Nel corso del tempo matura la versatilità dei temi della sua pittura: dagli studi anatomici alla statuaria antica, dalla ritrattistica alle scene di genere, grazie anche agli studi presso la Scuola di Disegno dei Frari in Rio Terà degli Albanesi, una sorta di corso extra.
Grazie alla riproduzione a matita della copia in gesso della Testa del Prigione morente di Michelangelo Buonarroti, Vittorio ha possibilità di proseguire la sua formazione all’Accademia di Belle Arti di Firenze e successivamente, nel 1908, vince una borsa di studio messa a disposizione dalla Fondazione Artistica Marangoni di Udine, che permette ai giovani artisti friulani più meritevoli di studiare a Roma. Si trasferisce quindi nella Capitale dove, finalmente, vede dal vivo le più famose opere di Michelangelo e rimane affascinato soprattutto dagli imponenti affreschi della Cappella Sistina. Insomma, sembra proprio che il giovane friulano sia arrivato nel luogo più adatto a compiere la sua maturazione artistica, in particolare precisando la ricerca della potenza anatomica nei nudi michelangioleschi.
Nel 1909 egli si iscrive al corso Libero Superiore di Pittura e, neanche a dirlo, viene promosso con il massimo dei voti e viene premiato con un viaggio studio a Venezia, messo a disposizione dal Ministero dell’Istruzione Pubblica ai migliori allievi delle Regie Accademie di Belle Arti.
Nel 1911 viene inaugurata la statua equestre di Vittorio Emanuele II, fulcro del Vittoriano di Roma anche la costruzione dell’intero monumento, però, non è completa perché mancano ancora diverse parti ornamentali e per questo motivo nel 1912 viene indetto un concorso per la decorazione a mosaico dell’imponente struttura. Al concorso partecipa anche Vittorio Cadel senza però vincerlo, ma ci restano i bozzetti del suo progetto conservati, insieme a molte altre sue opere, al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea Casa Cavazzini di Udine.
Cadel è conosciuto anche per aver composto numerose poesie in friulano, tra le quali Fana, dedicata al paese natale, e sono stati trovati versi appuntati accanto a schizzi.
Lo scoppio del primo conflitto mondiale non risparmia Vittorio, che infatti viene chiamato alle armi il primo giorno di guerra. Diventato ufficiale, entra nell’aeronautica come osservatore e il suo compito è quello di condurre ricognizioni dei movimenti delle truppe nemiche. Nella primavera del 1917 viene trasferito in Macedonia ed è lì che la mattina del 27 aprile di quell’anno il suo aereo viene abbattuto. Vittorio Cadel muore ad appena 32 anni e il suo corpo riposa ora nella tomba di famiglia a Fanna; dopo la morte gli è stata conferita la medaglia d’argento al valore militare.
Per approfondire la conoscenza di Vittorio Cadel consigliamo una gita a Fanna leggendo la poesia dedicata dall’artista al suo paese.
Nata a Pordenone nel 1993, mi sono laureata in Storia a Ca’ Foscari (Venezia), dove sto proseguendo gli studi in Storia Contemporanea. Tra i fasti della Serenissima ho scoperto la passione per le zone industriali e ora mi sto specializzando in storia del lavoro e dell’impresa. Guido cantando – solo quando sono sola, perché mi vergogno – e non esco mai senza un romanzo e un registratore con batterie di riserva: convinta che le storie si nascondano ovunque, non voglio essere impreparata quando ne scovo una.