Alla morte di Carlo Magno (814) il Sacro Romano Impero vantava un’estensione straordinaria: dalla Catalogna all’Austria, dalla Sassonia al Lazio, comprendeva l’Italia settentrionale, la Francia e gran parte dell’odierna Germania. A raccogliere questa invidiabile eredità fu il figlio secodogenito di Carlo, Ludovico il Pio, che seppe consolidare l’ordinamento carolingio attraverso una stretta collaborazione tra Stato e Chiesa. Ma alla morte di quest’ultimo ebbe inizio la disgregazione dell’Impero, funestato dalle lotte intestine e soprattutto da quella concezione patrimoniale dello Stato tipica dei re franchi: il Regno doveva essere diviso tra tutti i figli del sovrano. Oggi cercheremo di addentrarci nelle complesse vicende politiche e dinastiche che hanno coinvolto l’Impero e l’Italia settentrionale tra il IX e il X secolo, fino all’emergere di un grande protagonista: Berengario, Marchese del Friuli. Sarà un viaggio tortuoso e difficile, per questo abbiamo preferito spezzare la nostra avventura in due puntate: immergiamoci ora nel Medioevo più tormentato e oscuro.
Il Trattato di Verdun (843) definì la divisione dell’Impero tra i figli di Ludovico: Carlo il Calvo ebbe la Francia e la Marca di Spagna, Ludovico il Germanico la parte più orientale, dalla Sassonia all’Austria, Lotario la parte centrale, dalla foce del Reno alla Provenza, passando per la Borgogna. Quest’ultimo ottenne anche l’Italia settentrionale e il titolo di imperatore ad essa connesso. Ma la mancanza di omogeneità geografica ed etnica causò ben presto lotte intestine tra fratelli: Lotario si vide sottratte le regioni transalpine, accerchiate da Francia e Germania. Alla sua morte (855) il figlio Ludovico II ereditò la sola Italia, dove combattè a lungo contro i Saraceni. Con lui si estinse la discendenza di Lotario. Nell’876 due figure soltanto rimasero a contendersi l’Impero: Carlo il Calvo ottenne per via dinastica l’Italia e il titolo imperiale, a cui aggiunse i territori francesi già in suo possesso; nello stesso anno sul trono di Alemannia a Ludovico il Germanico era succeduto il figlio, Carlo il Grosso. Nell’884 la morte senza eredi di Carlo il Calvo consentì al nipote di unificare nuovamente l’Impero: Carlo il Grosso aveva riportato alla luce il sogno di Carlo Magno. Ma le sue ambizioni durarono ben poco: gli intrighi dell’aristocrazia a soprattutto le ripetute invasioni normanne lo costrinsero ad abdicare soltanto tre anni dopo. La linea di discendenza diretta da Carlo Magno si era definitivamente estinta. Era l’887: l’Impero cadde nelle mani dei poteri locali.
In questi anni l’Italia era stata divisa tra i vari feudatari dell’Imperatore: i Marchesi di Toscana e di Camerino, il Ducato di Spoleto, i Marchesi di Ivrea. Tra tutti spiccava il Marchese del Friuli, Berengario, che poteva vantare una notevole disponibilità militare. La Marca friulana, infatti, era nata per difendere i confini orientali dell’Impero dalle incursioni degli Slavi, stanziati nei Balcani. Essa comprendeva un territorio assai vasto, che dal Lago di Garda raggiungeva la penisola istriana. Berengario poteva inoltre vantare un forte legame con la dinastia dei Carolingi: la madre, Gisella, era figlia di Ludovico il Pio e dunque nipote di Carlo Magno. Insomma, sembrava il candidato ideale per reggere le sorti dell’Italia settentrionale. Nell’888 si riunì a Pavia, all’epoca considerata la capitale del Regno d’Italia, una dieta di conti e vescovi: Berengario venne eletto successore di Carlo il Grosso sul trono italiano. Ma un nuovo protagonista si apprestava a calcare la scena: Guido, Duca di Spoleto. Anch’egli vantava una discendenza diretta da Carlo Magno e in virtù di ciò tentò dapprima di ottenere il trono di Francia, poi, respinto, quello d’Italia. Violando gli accordi di Pavia, mosse in armi contro Berengario e lo sconfisse sul Trebbia (889). Il 21 febbraio 891 papa Stefano V lo incoronò imperatore. Si apprestava a governare su di un regno tutt’altro che pacificato: il re di Germania, Arnolfo di Carinzia, rivendicava la corona imperiale; in Italia Berengario non era stato definitivamente sconfitto e continuava a difendere la Marca del Friuli, vero e proprio regno indipendente; il successore di Stefano V, papa Formoso, temeva la pressione esercitata dal Duca di Spoleto sui territori pontifici. Alla morte di Guido (894) il figlio Lamberto dovette fronteggiare una coalizione formidabile. I feudatari italiani riconobbero Arnolfo di Carinzia imperatore e lo stesso fece papa Formoso, incoronandolo a Roma nell’896. Ma lo status quo era ancora una volta destinato a non durare: nell’888 erano già prepaturamente scomparsi tutti i protagonisti della lotta per il Regno d’Italia. Tutti tranne Berengario.
Chiamato a fronteggiare l’invasione degli Ungari da Est, Berengario cercò di acquisire prestigio agli occhi dei feudatari italiani. Ma una terribile sconfitta subita sulle rive del Brenta lo costrinse a ridimensionare le sue ambizioni. Un nuovo protagonista era pronto a reclamare il Regno d’Italia: Ludovico di Provenza, figlio adottivo di Carlo il Grosso, l’ultimo ad aver unito tutto l’Impero sotto le proprio insegne. La lotta tra Berengario e Ludovico, la minaccia dei Saraceni, il soglio imperiale, le vicende italiane all’inizio del X secolo: tutto questo e molto di più nel prossimo episodio.
Immagine da: Storiologia.it
Nato a Chioggia il 23 dicembre 1996. Veneto di nascita, con radici istriane, udinese d’adozione. Studia Storia presso la Scuola Superiore dell’Università degli Studi di Udine. Acerrimo nemico dell’indifferenza e terribilmente curioso, assetato di conoscenza, inguaribile ottimista. Alla continua ricerca di qualcosa di cui meravigliarsi. Ama i dipinti di Monet e le poesie di Mario Luzi. Scrive per esplorare, perché non sa farne a meno.