Umberto Matino è noto al pubblico per essere un giallista (tra gli ultimi racconti pubblicati ricordiamo La valle dell’orcoTutto è notte nera), ma questo pomeriggio a Palazzo Badini ha presentato un libro di storia, Storia degli Uscocchi, che inaugura la collana “I popoli dimenticati” delle Edizioni Biblioteca dell’Immagine.

Come lo stesso autore racconta dialogando con Paola Tantulli, si è avvicinato alla storia degli Uscocchi scrivendo Tutto è notte nera e successivamente approfondendo la conoscenza di questo popolo, che la fama di essere un’orda di pirati della peggior specie.

In realtà il libro scritto da Matino non è una storia vera e propria, ma è una libera trasposizione in un linguaggio contemporaneo di un antico testo di Minuccio Minucci, arcivescovo di Zara originario di Vittorio Veneto, e dello storico veneziano Paolo Sarpi. L’opera originaria, dunque, risale alla seconda metà del Cinquecento, perciò dobbiamo tener conto che il punto di vista da cui è raccontata la vicenda è quello dei veneziani, intimoriti e infastiditi dalla presenza di questi “banditi”.

Gli Uscocchi, originari dell’Ungheria, si erano stabiliti a Segna, sulla costa adriatica, ed erano protetti dall’Austria. Le loro incursioni andavano a danno degli Ottomani e, conosciuti anche come valorosi soldati, si guadagnavano da vivere facendo i mercenari sulle navi da guerra. Alcuni di loro combatterono la battaglia di Lepanto (1571) al fianco di Austria e Venezia, contro il nemico turco.

La pace tra Venezia e  l’impero Ottomano comportò l’attacco delle navi e dei porti della Serenissima da parte degli Uscocchi e successivamente una crisi con la Casa d’Austria, poi sfociata nella guerra di Gradisca (1615 – 1617), che si risolse con la cacciata dei “pirati” da Segna.

Riconoscendo dunque a Umberto Matino il merito di aver avvicinato il grande pubblico ad una parte di storia probabilmente poco nota, è necessario anche sottolineare che questo volume è una libera trasposizione di un testo più antico, di cui si deve tenere conto il punto di vista e l’epoca in cui è stato scritto.