Se Shakespeare scriveva opere destinate alla recita in teatro, quale miglior omaggio si potrebbe fare al drammaturgo inglese se non la lettura di alcuni brani delle sue opere davanti a un copioso pubblico? È così che Patrizia Cavalli ha preferito impostare la sua conferenza a pordenonelegge venerdì pomeriggio.
La poetessa italiana ha però prima introdotto il suo libro Shakespeare in scena, che consiste nella raccolta delle traduzioni di quattro opere del Bardo: La tempesta, Sogno di una notte d’estate, Otello e La dodicesima notte. Esse furono concepite per commissioni teatrali, per cui hanno un linguaggio vivo, reale, meno macchinoso di quello utilizzato nelle traduzioni a puro scopo filologico.
Con un atteggiamento molto informale e confidenziale la Cavalli ci ha rivelato che tra la stesura di un’opera e l’altra sono trascorsi molti anni: rileggendo i suoi vecchi lavori si è accorta che il suo modo di scrivere si è trasformato nel tempo. La tempesta fu tradotta nel 1974 con un linguaggio ancora ingenuo: l’inglese veniva accolto dalla poetessa in modo passivo, e arriva ad alterare e plasmare il suo italiano. Con gli anni di esperienza invece la Cavalli ha imparato ad assimilare e rielaborare con autonomia la lingua straniera, riuscendo a capire che “ogni traduzione comporta un tipo di ginnastica fisica e mentale“.
La Cavalli insiste su questo punto, spiegandoci con parole appassionate che in alcune opere (come La dodicesima notte) i personaggi possono essere tradotti solo se ci si immedesima fisicamente in loro: la posizione in cui dovranno recitare influenza quello che dovranno dire. Altre opere invece necessitano una particolare attenzione per quanto riguarda la metrica e le rime, rendendo il linguaggio tendenzialmente meno scorrevole.
Dopo queste necessarie spiegazioni Patrizia Cavalli si è finalmente calata nel ruolo di attrice e, nel silenzio della sala del Convento di S. Francesco, ha letto alcuni brani tratti da Otello e da Sogno di una notte d’estate. Il pubblico, che prima sorrideva per il modo di fare molto colloquiale e quasi autoironico della poetessa, è rimasto incantato dall’intensità con cui i versi di Shakespeare riempivano il silenzio. La Cavalli ha concluso la sua conferenza senza spezzare la magia della lettura: le sue ultime parole sono state quelle pronunciate da Tisbe, personaggio di Sogno di una notte d’estate, prima di uccidersi: “Addio, addio, addio!”