#unabellastagione al teatro Verdi di Pordenone inizia venerdì 26 settembre, alle ore 20.45, con lo Stabat Mater di Antonín Dvořák. L’orchestra Haydn di Bolzano e Trento, diretta da Hartmut Haenchen, e il coro da camera sloveno di Lubiana, diretto da Martina Batiä, promettono di inaugurare in maniera monumentale la stagione del teatro cittadino, che per l’occasione ha nuovamente deciso di dedicare la sua prima alla ricerca scientifica.
Il Teatro Verdi, infatti, già da due anni, dedica la serata inaugurale della sua stagione al Centro di Riferimento Oncologico (CRO) di Aviano, centro di eccellenza del nostro territorio nella ricerca e nella lotta contro i tumori. Insieme alla Banca FriulAdria l’intento è quello di raccogliere fondi per finanziare una borsa di studio per sostenere la ricerca sul tumore al seno.
Il primo lavoro a tema religioso del boemo Antonín Dvořàk nasce dall’immenso dolore per la morte (a breve distanza l’uno dall’altro) di due figli e rappresenta il passaggio dalle tenebre della morte di Cristo, alla luce della sua Resurrezione, seguendo il testo di quella che fu una celebre sequentia cattolica scritta nel XIII sec. da Jacopone da Todi. Musicata a partire dal tardo Medioevo, questa sequentia musicata si può dire sia diventata nei secoli una tappa obbligata per i più grandi compositori di tutti i tempi, da Vivaldi a Verdi, da Pergolesi ad, appunto, Dvořàk.
Per la prima volta a Pordenone, lo Stabat Mater si avvale di un organico imponente (130 persone sul palco) e della presenza dei solisti Sabine Von Walther (soprano), Annely Peebo (mezzo soprano), Dominik Wortig (tenore) e del baritono Alejandro Marco-Buhrmester, di un direttore direttore e di un coro tutti ai vertici mondiali nell’esecuzione di questo tipo di repertorio.
Un inizio monumentale, all’insegna della solidarietà, come inizio di #unabellastagione. Di solito si dice che chi ben inizia è già a metà dell’opera, vediamo se il detto rimarrà fedele al suo dettato.

Nato negli USA, da sempre vivo in Friuli. Laureato in Lettere Classiche, sono laureato in Filologia Classica presso il Collegio Superiore dell’Università di Bologna e in Studi Interdisciplinari Europei al Collegio d’Europa, campus di Natolin. Fieramente europeo, le mie giornate son in perpetua oscillazione tra Omero e il Manifesto di Ventotene. Opero giorno per giorno per costruire una nazione, un continente, una comunità che riconoscano il valore della cultura e che in essa si riconoscano.