Seconda domenica del Giro, nuova prova d’appello per gli scalatori, chiamati a prendere vantaggio in vista della cronometro di martedì, terreno sul quale dovranno (salvo qualche caso isolato) limitare i danni. Si prospetta dunque un tappone dolomitico all’insegna degli attacchi e chissà non possa arrivare anche qualche fuga da lontano.

Partenza da Tolmezzo, capoluogo de facto della Carnia e Città Alpina 2017, per 176 chilometri di quasi continuo saliscendi, da percorrere tutti d’un fiato. Si prenderà quindi la strada verso il confine con il Veneto: Ampezzo, ex-capitale della Repubblica Libera della Carnia, Forni di Sotto e Forni di Sopra, rinomate mete turistiche estive e invernali.

Da Forni di Sopra inizia la prima vera salita di giornata: il passo della Mauria, ascesa forse più apprezzabile dal punto di vista paesaggistico, con ampi panorami sul monte Cridola e sulle valli circostanti, che da quello dello sforzo: in circa 9 chilometri la strada sale sempre in maniera costante, con una pendenza media del 5% e massime del 10%, che si incontrano attorno al quarto chilometro. Da segnalare, al settimo chilometro, il sentiero che porta alle sorgenti del Tagliamento.

Superato il passo della Mauria si entra dunque in Veneto, dapprima con la discesa verso Pelos di Cadore e poi con il lungo falsopiano che condurrà il gruppo ai traguardi volanti di Valle di Cadore e Cortina d’Ampezzo, perla delle Dolomiti e imbocco del passo Tre Croci. Una salita dura, classificata come gran premio di montagna di seconda categoria: otto chilometri con pendenza media del 7, 2% e massime del 12% e uno sforzo pressoché costante. Dopo la fatica, allo scollinamento pare quasi un peccato dover procedere in direzione Auronzo di Cadore, senza poter arrivare fino al lago di Misurina e alle Tre Cime di Lavaredo, altra salita leggendaria nella storia del Giro.

Giunti in fondo alla lunghissima discesa, ad Auronzo la corsa si troverà davanti il passo di Sant’Antonio,o passo del Zovo in dialetto cadorino, anch’esso classificato come gran premio di montagna di seconda categoria. Otto chilometri e mezzo di lunghezza, con il tratto centrale (dal km 1,2 al km 7) che non presenta quasi mai pendenze inferiori all’8%, toccando un massimo del 15%. Pendenze che si fanno più contenute nel tratto finale, per arrivare ai 1476 metri del punto di scollinamento.

Una decina di chilometri di discesa e da Campitello il gruppo dovrà affrontare la più breve ma non meno impegnativa salita verso la località di Costalissio e il bosco dei Giavi, in poco meno di quattro chilometri: più dura la prima parte, con pendenze sempre attorno al 10%, più facile l’ultimo chilometro prima dell’ultima discesa di tappa verso Santo Stefano di Cadore, da dove si rientrerà in Friuli.

Negli ultimi 10 chilometri la strada riprende a salire verso Sappada e il traguardo finale, arrivo che si potrebbe prestare a diverse soluzioni tattiche: la salita prevede infatti un primo tratto con pendenze di poco sotto al 5%, per poi impennarsi (sempre mantenendo pendenze inferiori al 10%) tra il secondo e il quarto chilometro e tornare più dolce fino all’ultimo chilometro, dove, dopo un’ultima rampa al 5%, la strada spiana fino a diventare in leggera discesa in prossimità della linea d’arrivo. Terreno fertile per gli scalatori dotati di spunto veloce o per qualche passista/scalatore che sia riuscito a tenere le ruote dei migliori. Anche se dopo 170 chilometri e quattro gran premi della montagna si sa, contano di più le energie rimaste in corpo.

Dopo la Tolmezzo-Sappada, la corsa rosa lascerà il Veneto e il Friuli per dirigersi in Trentino e godersi un meritato giorno di riposo in vista della cronometro di martedì e di un’ultima settimana che si preannuncia molto combattuta. A scanso di equivoci, saranno le montagne delle nostre zone a decretare chi, nelle ultime tappe, potrà ancora lottare per scrivere il proprio nome nell’albo d’oro del Giro d’Italia.

 

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