Venerdì: panico tra i velocisti. Il Giro d’Italia sbarca nel Triveneto e lo fa in punta di piedi, con una tappa facile ricamata su misura per le ruote veloci: un biliardo di 150 km da Ferrara a Nervesa della Battaglia, con un circuito finale di 30 km che prevede la facile scalata a una delle tante dorsali del Montello, salita troppo poco impegnativa e troppo lontana dal traguardo per sperare che qualche coraggioso possa resistere al ritorno del gruppo. Non basterà per tornare ai fasti del 1985, quando la città ospitò i Campionati del mondo su strada, ma a Nervesa il grande ciclismo sarà sicuramente accolto con grande entusiasmo.
Panico tra i velocisti, si diceva. Sì, perché dopo l’arrivo di venerdì i padroni delle volate dovranno prepararsi a una settimana di sofferenza e fatica per cercare di non finire fuori tempo massimo nelle tappe di montagna che decideranno il vincitore della corsa rosa e separano i concorrenti dal traguardo finale di Roma.
Subito dopo l’arrivo di Nervesa della Battaglia, i ciclisti si trasferiranno in Friuli, da dove il giorno seguente partirà la tappa che da San Vito al Tagliamento condurrà il Giro in cima all’ormai leggendario Monte Zoncolan.
Una volta lasciatasi alle spalle San Vito al Tagliamento, che in questi giorni è già in fermento in vista dell’imminente arrivo della carovana rosa, la tappa proseguirà lungo la strada del vino per i comuni di Casarsa, terra di Pasolini, Valvasone-Arzene e San Giorgio della Richinvelda, per poi scavalcare il Tagliamento una prima volta al ponte di Dignano. Arrivati in provincia di Udine, la corsa passerà per San Daniele per poi raggiungere Muris e affrontare la prima asperità di giornata: il monte di Ragogna, classificato come gran premio della montagna di terza categoria
Una salita breve ma impegnativa, molto conosciuta e frequentata dagli appassionati di ciclismo friulani: tre chilometri secchi che tra un tornante e l’altro presentano una pendenza media del 10,3% e una massima del 16%, con una parte finale leggermente più facile. Su questa salita nel 1991 Gianni Bugno staccò tutti per poi involarsi in solitaria verso San Daniele, laureandosi campione d’Italia. Una volta raggiunta la sommità – e lo splendido panorama sulle montagne e sulla pianura friulana- la tappa riattraverserà il Tagliamento al ponte di Pinzano e si dirigerà verso il traguardo volante di Forgaria.
Dopo aver costeggiato il lago di Cornino e aver attraversato Peonis, con il dovuto omaggio a Ottavio Bottecchia, la corsa si sposterà verso la Carnia, lambendo il lago di Cavazzo e scavalcando nuovamente il Tagliamento all’altezza di Villa Santina, dove si ricomincerà a salire verso il gran premio della montagna (sempre di terza categoria) di Avaglio. Una salita meno conosciuta al pubblico, lunga circa cinque chilometri e caratterizzata da una dura parte centrale, tra le località di Chiassis e Trava, con pendenze che toccano il 15%.
Successivamente la tappa attraverserà la valle del But e entrerà nella val d’Incarojo per raggiungere il secondo traguardo volante di giornata, posto a Paularo, dove il gruppo imboccherà l’ascesa al Passo Duron, gran premio della montagna di seconda categoria. Quattro chilometri durissimi con pendenza media vicina al 10% e massima del 18% che si incontra già nel primo tratto di salita.
Allo scollinamento segue una lunga discesa che porterà i corridori verso Sutrio, all’inizio della scalata verso Sella Valcalda. Un’ascesa non irresistibile, ultimo antipasto prima dell’impegnativo finale: 8 chilometri di lunghezza, pendenza media del 5,3% e massima del 12%. Pendenze che però vanno inasprendosi nel secondo tratto della salita.
Ed è così che dopo l’ultima discesa si arriva a Ovaro. “Lasciate ogni speranza o voi ch’entrate” e altre citazioni di dantesca memoria compaiono sulle case, dando l’idea di quanto sia difficile la scalata (penso sia il temine più appropriato) alla montagna più dura d’Europa: signore e signori, sua maestà il kaiser Zoncolan.
I primi due chilometri, fino a Liariis, sono solo il degno riscaldamento per il tratto successivo: la pendenza media è infatti “solo” del’8,5%. Arrivati a Liariis si svolta a destra; un cartello indica la strada “al Zoncolan“: circa cinquecento metri di piano, messi lì quasi apposta per prepararsi ai sei tremendi chilometri successivi, dove la pendenza media è del 14,9% con punte che superano il 20% in un alternarsi di rettilinei e tornanti che, solo alla vista, fanno spavento. Le pendenze scendono solo in vista del nono chilometro e delle tre gallerie collocate poco prima della tremenda rampa finale, completamente oltre il 10%. La fatica, questa volta, è solo in parte ripagata dalla bellezza del panorama: un gigantesco anfiteatro naturale pronto ad accogliere, come già in passato, migliaia di persone pronte ad assistere allo spettacolo della corsa a tappe più bella del mondo.
I pretendenti alla vittoria finale del Giro sono avvisati: chi verrà respinto dallo Zoncolan probabilmente non avrà un secondo appello per rifarsi.
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Spilimberghese di origine montanara, sono nato a Udine nel freddo settembre del ’95 e ci sono tornato quasi vent’anni dopo per frequentare l’università, facoltà di Mediazione Culturale. Bassista per necessità, appassionato di sport e cultura per vocazione, ancora oggi faccio fatica a non meravigliarmi davanti alla bellezza del Tagliamento e delle nostre montagne. Da qui il mio naturale approdo a “Voli”.