Città lagunare, nata da Aquileia e i cui abitanti diedero origine a Venezia, Grado, durante i secoli, si alterna tra momenti di successo e momenti di decadenza. In questo articolo andremmo a ripercorrere le tappe fondamentali che hanno segnato la storia di questa piccola città.

La città di Grado nasce intorno al 181 a.C come porto, con lo scopo di collegare la città di Aquileia, considerata all’epoca la seconda Roma, al mare. Il nome di Grado deriva dalla parola latina gradus, che significa letteralmente “scalo”, ed è probabile che questa cittadina venne sviluppata in seguito alle progressive difficoltà che incontravano le navi onerarie nel loro tragitto verso il fiume Natissa. Alcune ricerche pongono la fondazione della cittadina ad un periodo precedente, identificando quella particolare zona come luogo di insediamenti dei Veneti, tra il IX e l’VIII secolo a.C, e dei Celti, intorno al V secolo a.C.

Probabilmente Grado venne fortificata inizialmente intorno al II secolo d.C a seguito dell’arrivo dei Marcomanni e dei Quadi, che minacciarono la città di Aquileia a partire dal 166 d.C. Seguirono poi altre tre fortificazioni, che andavano a difendere il cosiddetto Castrum Gradense. I profughi aquileiesi si pensa inoltre che siano partiti proprio da qui e che, nel 421 d.C, andarono a fondare Rivus Prealtus nella laguna Veneta, nucleo centrale di quella che diverrà in seguito Venezia. Nel 452 d.C Attila, a capo degli Unni, invase e distrusse Aquileia, incendiandola, e ciò costrinse gli abitanti della città, soprattutto quelli più facoltosi,  a rifugiarsi verso la laguna, dando un’importante spinta allo sviluppo urbano di Grado.

Con  la cristianizzazione dell’Impero, Grado, unitamente ad Aquileia, divenne un centro religioso particolarmente importante sotto il controllo diretto di Costantinopoli. Nel 553, a seguito dello Scisma tricapitolino, la sede del Patriarcato di Aquileia venne trasferita a Grado, definita Aquileia Nova, per volontà del Patriarca Paolino I. Nel 568 arrivarono, quindi, in Friuli, i Longobardi e Paolino I trasferì nella nuova sede la maggior parte delle ricchezze del Patriarcato. La cittadina, in questi anni, divenne una città simbolo sia dal punto di vista religioso che politico, in quanto era l’unica espressione della civiltà bizantina in un mondo dominato dalle popolazioni di origine germanica. Testimonianza di quest’epoca sono la Basilica di Santa Maria delle Grazie e la Basilica di Sant’Eufemia, entrambi risalenti alla fine del VI secolo d.C.

Al 582 risale anche la costruzione del Santuario della Madonna di Barbana. Secondo la tradizione, alla fine di una violenta tempesta, un’immagine della madonna venne rinvenuta sui rami di un’olmo presso la casa di due eremiti, Barbano e Tarilesso i quali, per ringraziare la Madonna di aver risparmiato l’isola, fecero erigere una chiesa. Attorno a questo primo nucleo venne eretto un monastero, abitato dapprima dai benedettini e poi dai francescani. Il pellegrinaggio annuale che si tiene ancora oggi la prima domenica di luglio e chiamato “Perdòn di Barbana” è la conseguenza di un voto fatto dalla comunità di Grado nel 1237, a seguito della pestilenza che colpì la cittadina. La chiesa che domina l’isola, in stile neoromantico, è una costruzione particolarmente recente (viene completata nel 1924), e sorge nel luogo in cui vennero costruite anche le numerose chiese precedenti.

Nel 606, dopo la morte del Patriarca Severo, il Patriarcato venne sdoppiato in due sedi distinte, una ad Aquileia ed una a Grado. Con l’appoggio di Bisanzio, a Grado venne eletto Patriarca Candidiano mentre, ad Aquileia, venne eletto Patriarca Giovanni, appartenente alla branca che appoggiava lo Scisma dei Tre Capitoli. Nel 610, entrambi i patriarchi si attribuirono il titolo di Patriarca di Aquileia. Nel 628 la sede del Patriarcato venne spostata a Cormons e successivamente, nel 737, a Cividale. La divisione delle sedi del Patriarcato venne sancita ufficialmente nel 731, quando Gregorio III convocò un sinodo per stabilire l’indipendenza dei rispettivi Patriarcati.

In  questi anni le invasioni di popoli diversi si susseguirono una dopo l’altra: nel 751 Grado venne invasa dal Duca Liutprando di Benevento, nel 802 dai Veneziani, nel 810 dai Franchi guidati da Pipino, tra 837 e 877 da Saraceni e Slavi e nel 875 dai pirati provenienti dalla Dalmazia. Durante quest’ultima invasione, la cittadina venne difesa dalla flotta veneziana guidata da Giovanni Partecipazio, Doge della Serenissima. Nell‘840 con il Patto di Lotario, venne concesso il controllo di Grado a Venezia. Seguirono poi le invasioni di Ulrico di Treven nel 1164 e quella dei Genovesi, nel 1379. Nel 1451 Papa Nicolò V  trasferì la sede del Patriarcato di Grado a Venezia, trapiantando con essa anche la residenza dei Patriarchi alla Basilica di San Pietro di Castello. L’emergere della Repubblica marinara e i progressivi attacchi segnarono il declino di Grado e la maggior parte delle famiglie decisero di trasferirsi a Venezia, lasciando una cittadina distrutta e ormai popolata dai meno abbienti, soprattutto pescatori, i quali vivevano nei casoni sulla riva del mare.

La storia di Grado rimane dunque legata a quella della Serenissima fino al 17 ottobre 1797 quando, con il Trattato di Campoformio voluto da Napoleone, venne annessa ai domini concessi alla casata d’Austria, che ne manterranno il possesso fino al 1918. Alla fine della Grande Guerra, che vide Grado risparmiata dai combattimenti, la cittadina venne annessa al Regno d’Italia. Anche durante la Seconda Guerra Mondiale Grado non venne particolarmente toccata dagli avvenimenti bellici, ma degne di nota furono le bonifiche effettuata a partire dal 1936, che permisero all’abitato di accrescersi e la costruzione di un ponte che la collegava con la terraferma. Grado venne occupata dai tedeschi e dagli austriaci dal 1943 al 1945.

Oggi Grado continua ad essere una meta di moltissimi viaggiatori, essendo diventata un’importantissima stazione balneare conosciuta in tutta Europa. Pochi conoscono la vera storia di questa città, spesso commista alla leggenda, che la rendono un centro degno di essere visitato, ripercorrendo le tappe che hanno segnato più epoche, partendo dall’antica Roma per arrivare fino ai giorni nostri.

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