Immaginatevi in un teatro, circondati da omoni incravattati appena usciti dall’ufficio e signore con la piega fresca di giornata. Immaginatevi, poi, di trovarvi di fronte a un tipo sulla settantina, con i baffi e lunghi capelli tinti di blu. Fategli indossare dei mutandoni colorati che sfiorano il pavimento, e mettetegli addosso una camicia hawaiana, scarpe da ginnastica ai piedi, del moccio finto in tasca e un naso rosso da tirare fuori in caso di emergenza. Immaginatevi che questo signore bizzarro vi chieda di chiudere gli occhi e di abbracciare voi stessi – sì, proprio in un teatro, in mezzo a un sacco di gente – e a un certo punto vi bisbigli sottovoce di scuotere il sedere a destra e a sinistra, ripetendo mentalmente: – «Mi voglio bene». Tu sollevi di poco la palpebra e le vedi lì, tutte quelle persone insieme, ondeggiare i fianchi con il sorriso sulle labbra. Starete pensando che sia finita qui, ma vi sbagliate: il vecchierello con i baffi non desiste. Vi dice di cambiarvi di posto con il vostro vicino di poltrona, di voltarvi verso il primo spettatore sconosciuto e di stringerlo a voi per due minuti, come una nonna abbraccerebbe il suo nipotino. Che imbarazzo, direte. Invece no. Lo prendete tra le braccia e posate la testa sulla sua spalla, ascoltate il suo respiro così simile al vostro e ve ne accorgete subito: state sorridendo.

 

Lui è Hunter Doherty Adams, pioniere della clownterapia, ma si fa chiamare Patch (cerotto, in inglese) perché crede che la sua vita non sarebbe stata la stessa se all’età di diciotto anni, dopo aver perso il padre e aver tentato per ben tre volte il suicidio, non avesse deciso di vivere il resto dei suoi giorni da persona felice. Giovedì 14 aprile, al Teatro Verdi di Pordenone, ha raccontato di come un sorriso possa essere medicina del corpo e dell’anima, ma soprattutto di quanto sia importante prendersi cura degli altri. Dopo essersi laureato in medicina negli USA, ha spiegato Patch, l’idea che persone sofferenti e bisognose non potessero ricevere cure gratuite è stata all’origine di un progetto che ha preso il nome di Gesundheit!Institute. Si tratta di una grande casa-ospedale in cui venti dottori si riunirono nel lontano 1971, offrendo un tetto e prestazioni mediche agli ammalati. Oggi Patch promuove missioni clown in zone di guerra e in luoghi colpiti da calamità naturali, convinto che per alleviare il dolore una pillola non basti: ascolto e assistenza sono la migliore terapia. E non ci sono controindicazioni.

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