“Le storie lunghe sono belle perché si vede come evolvono, come vanno a finire”, ha spiegato ieri sera, sotto la loggia del municipio, Claudia Tarolo, traduttrice e coeditore della Marcos y Marcos. La casa editrice milanese è giunta al suo trentacinquesimo anno di attività, ma tutt’oggi non dimentica la radice da cui è nata, nel lontano 1981: un pregiato libricino di poesie di Georg Heym, autoprodotto e autotradotto dai fondatori.

L’ultimo approdo è la collana “Le Ali”, diretta da Fabio Pusterla e interamente dedicata alla poesia. “Una collana che scaturisce dal desiderio di proteggere la parola più preziosa, sufficiente in qualche misura a se stessa, ma estremamente fragile”, aggiunge Tarolo. Un progetto editoriale libero, quindi, che sappia spiccare il volo sulle ali di versi “onesti e coraggiosi”, dove a trovare spazio non sono né l’autoreferenzialità né la scrittura intesa come esercizio letterario, bensì la risorsa della persona.

L’idea di fondo ruota attorno alla consapevolezza che i libri abbiano bisogno di respiro, perciò l’intento della collana è quello di pubblicare ogni anno tre autori: un maestro, un poeta d’oggi, e un terzo che si colloca a metà tra i due poli. Per il 2016 la Marcos y Marcos ha scelto Anna Maria Carpi, con E io che intanto parlo, Gianluca D’Andrea, con Transito all’ombra e Paolo Lanaro, con Rubrica degli inverni. Presenti al secondo appuntamento di “Alla sera la poesia”, i tre poeti hanno proposto delle letture tratte dai rispettivi volumi. Molteplici i temi affrontati: dal tentativo di dire la chiarezza e la confusione, all’espressione di quel rapporto fragile che lega il soggetto scrivente al mondo.

Un mondo che, pur sfaldandosi sotto gli occhi di tutti, chiede oggi più che mai di essere raccontato. È questo il messaggio che pare guidare la linea editoriale de “Le Ali”, collana propugnatrice di una poesia che sappia resistere con le proprie forze “a tempeste ed eventi buoni”, senza dimenticarsi di rimanere vicina alla realtà.