Quella dei Magredi è una ZPS (zona a protezione speciale) che può offrire a chi la visita la possibilità di godere di fantastici paesaggi, oltre che di entrare in contatto con una flora ed una fauna unici in tutta Italia ed in tutta Europa. Tuttavia molti sono i pericoli che rischiano di rovinare quest’ambiente: esercitazioni militari, poca attenzione nell’allevamento e nell’agricoltura, spargimento di rifiuti sono problemi che vanno ad intaccare la natura del luogo. A difendere i Magredi e molti altri siti da danni e offese c’è l’Associazione Naturalistica Cordenonese, nata per valorizzare il territorio circostante, in particolar modo i Magredi, ma anche per impedire la rovina dello stesso territorio. Abbiamo fatto due chiacchiere sul tema della preservazione dell’ambiente con il presidente e fondatore dell’associazione Mauro Caldana, già autore di due libri sui Magredi: “I Magredi raccontati ai bambini ”, edito dalla Biblioteca dell’Immagine e “Le scarpe degli animali”, che verrà presentato a breve dallo stesso autore.
Allora, cominciamo subito parlando di quello che forse potrebbe essere il problema più serio: la presenza dell’esercito nei Magredi. Qual è la storia che c’è dietro?
“Dunque, innanzitutto bisogna ricordare che lo stesso esercito italiano ha più volte pensato di chiudere il poligono o almeno di ridurre la frazione di territorio riservata alle esercitazioni, e molti comuni hanno provato ad esporre progetti ed iniziative per occupare i territori che sarebbero passati dall’esercito alla regione. Poi però cosa è successo? È successo, dopo il duemila, che non solo l’esercito italiano, ma anche la NATO e gli eserciti singoli della Comunità Europea hanno occupato quella stessa zona, siccome proprio questa aveva tutti gli attributi per essere un buon posto dove appunto l’esercito poteva muoversi. E questo ha fatto aumentare notevolmente il peso da sostenere, tanto più che si sono sollevate proteste importanti da associazioni locali, più addirittura denunce e segnalazioni alla Comunità Europea per quello che stava accadendo.”
Quali sono gli effetti che ha questa occupazione nel territorio? Sono tutti negativi?
“Gli effetti non sono tutti negativi. Anche se può sembrare strano, l’esercito da una parte preserva il magredo, siccome non permettendo l’agricoltura, quei territori sono come all’origine, né coltivati né arati, e quindi il gradiente naturalistico resta comunque importante. Questa situazione vale però più per l’inizio, siccome dopo l’arrivo di ulteriori eserciti ad occupare la zona, come già detto, il peso della presenza militare andò aumentando, visti i passaggi di aerei, i lanci di mezzi militari con paracaduti e insomma esercitazioni e manovre che vanno a sconvolgere il prato stabile, il magredo primitivo e il magredo evoluto. Chi poi allora sarebbe andato a pensare dell’uso di ordigni più o meno tossici o forse, radioattivi? Si potrebbe notare un eccesso di noncuranza da parte dei militari, vedendo abbandonate grandi sagome di vecchi carri armati usati oggi come bersagli, tutti crivellati e addirittura colorati con il fosforo. Qualcuno ha chiesto dei controlli, di fare qualcosa, e cosa hanno trovato? Il torio. Il torio è radioattivo e un materiale simile è parecchio pericoloso per i Magredi. E ormai quello resta tutto lì, recintato e con il divieto di accesso, ma resterà lì. E questo non è pericoloso solo per i Magredi, ma anche per noi: abbiamo sì gli acquedotti, ma chi ci dice che questo non finisca all’interno dell’acqua che beviamo?”
Un altro dei problemi frequenti è quello della spazzatura che si può trovare. È anche questo riconducibile alla presenza dei militari?
“Sì e no. Quello dell’inquinamento dell’ambiente è un problema a parte, tuttavia una fetta della colpa ce l’ha l’esercito. Succede di trovare, camminando, a più o meno duecento o trecento metri di distanza l’uno dall’altro dei mucchi di spazzatura lasciati dalle sentinelle che restano a guardare il perimetro, e questa è una cosa per cui abbiamo sempre protestato e chiesto rispetto verso l’ambiente. Tuttavia questa non è tanto una questione di essere militari, quanto di essere più o meno umani e civili. L’associazione progetta spesso giornate ecologiche per la raccolta di rifiuti e in passato, in due giorni trovavamo immondizia per riempire ben tre camion compattatori pieni. Il che significa che ogni camion pieno erano almeno sessanta chili di rifiuti.”
Per quanto riguarda la fauna, avete mai saputo di esperienze di bracconaggio, di caccia illegale, al’interno dei Magredi?
“Certo. Il bracconaggio, purtroppo, oggi come ieri è una realtà. Un tempo c’era la fame ed era una pratica molto diffusa, addirittura i bambini ne parlavano. Oggi la ZPS è zona di caccia per la lepre per tre mesi all’anno, ma per come la vedo il bracconaggio ci sarà sempre. Per fortuna però commettere questo tipo di azioni oggi è sempre più un rischio, siccome a differenza dei tempi passati ora si può cadere sul penale per un fatto simile e possono saltare fuori condanne e insomma il rischio è alto. Poi a parte la lepre le prende più ambite sono fagiani e starne. Ma a parte questo, un altro vero problema della caccia sono i cani, ad esempio, perché un cane che vaga pressoché libero è molto dannoso per l’ambiente, siccome disturba la fauna e in qualche caso rovina ciò che lo circonda, per non parlare di quelle volte in cui fanno durare la caccia fino a marzo, mese in cui iniziano le nidificazioni e che quindi è abbastanza delicato come periodo. Questi, più che il bracconaggio, possono essere considerati i problemi che può portare la caccia.”
Nasce il 21 marzo 1997, a Udine. Frequenta il quarto anno del, suo malgrado, liceo classico, e nutre una grande passione per la letteratura, frutto di un’infanzia passata affianco ai libri, per i motori, per la musica ma soprattutto per il cinema, arte a cui sogna di dedicarsi a tempo pieno in futuro, come regista e sceneggiatore. Disordinato e insicuro ai limiti dell’inaffidabilità, scrive perché è convinto che quest’attività lo aiuti a capire meglio sé stesso e tutto ciò che lo circonda. Non ha alcun motto o frase ricorrente, ma pensa solo a fare del suo meglio con quello che ha.”