Per la serie “interviste impossibili”, oggi incontriamo lo scultore Luigi De Paoli (Cordenons 1857 – Pordenone 1947), a cui è dedicata una via della nostra città.

Signor De Paoli, ci racconti qualcosa della sua infanzia e della sua famiglia d’origine.

Sono nato a Cordenons il 26 maggio 1857, quando il Friuli era ancora sotto l’Austria, e il cotonifici della zona erano molto attivi. I miei genitori si chiamavano Giacomo e Lucia Cardin e da bambino mi piaceva giocare con la terra e con il legno: rubavo gli attrezzi di lavoro di mio padre e mi divertivo con quelli.

I suoi genitori hanno assecondato questa sua inclinazione?

Decisamente sì: prima mi hanno mandato da uno scalpellino di Vittorio Veneto per un periodo di apprendistato e poi, a quattordici anni, mi sono iscritto alla scuola tecnica di arti e mestieri di Trieste… eh, ormai ero abituato a stare fuori casa. La scuola di Trieste ti faceva diventare un artigiano vero e proprio, con tanto di diploma!

Poi ha proseguito i suoi studi o si è messo subito a lavorare?

Dovete sapere che avevo proprio il pallino della scultura e allora ho deciso di completare la mia formazione all’Accademia delle Belle Arti di Venezia, dove mi sono diplomato nel 1877. Ho anche preso l’abilitazione all’insegnamento per le scuole tecniche normali e magistrali: non ero sicuro di vivere di sola scultura, infatti poi ho insegnato sia a Udine che a Pordenone.

Si ricorda qualcuno dei suoi maestri?

Certamente: mi ricordo del pittore Pompeo Molmenti, un bravissimo ritrattista. Pensa che fu allievo del nostro conterraneo Michelangelo Grigoletti! Poi ho frequentato molto anche lo studio di Valentino Panciera Besarel… ah, che tipo! Nonostante si fosse tranciato di netto quattro dita con una sega circolare, continuava a lavorare servendosi della collaborazione di noi giovani. Per noi era più di un apprendistato… voleva dire imparare dal migliore!

Cosa ci dice dei suoi allievi, invece?

Cosa volete… anche tra ‘800 e ‘900, quando ho insegnato io, c’erano i bravi e gli zucconi. In particolare mi ricordo di Aurelio Mistruzzi, che è finito a fare il medaglista per il papa in Vaticano.

Si è dedicato soltanto all’insegnamento?

No no! Ho fatto anche lo scultore di professione: ho partecipato per la prima volta ad un’esposizione vera e propria nel 1884 a Torino, poi a Milano, dove ho portato Luna di miele, una statua di Venere e Amore di cui vado orgoglioso anche per il titolo che ho inventato. L’esposizione più importante a cui ho partecipato è stata quella mondiale del 1890 a Chicago: quell’anno avevo vinto la medaglia d’oro alla rassegna di Palermo con il modello in gesso La caduta di Icaro. Insomma, per farvela breve: la mia opera rappresentava l’Italia davanti al mondo intero. Poi ho ottenuto il primo premio al Salon di Parigi del 1893, ho partecipato alle esposizioni di Londra e Monaco di Baviera, dove sono rimasto per due anni in seguito alla vincita di un concorso.

Si è specializzato in un tipo specifico di scultura?

Sì, mi sono orientato verso la scultura cimiteriale. Qui nei dintorni potete vedere il monumento al Conte Roberto de Concina a Casarsa, un Crocifisso sulla tomba Policreti a Castello di Aviano, una Pietà al cimitero di Pordenone. Poi puoi trovare diverse mie opere nel cimitero di Udine, Portogruaro, a Mandello Lario sul lago di Como, a Lugano, a Genova. In realtà mi sarebbe piaciuto poter esprimere di più la mia fantasia, ma purtroppo ero legato alle richieste dei miei committenti.

Ha lasciato qualcosa alla sua Cordenons?

Non mi sarei potuto certamente dimenticare della mia terra d’origine. Per Cordenons ho realizzato il Monumento ai Caduti della prima guerra mondiale e una statua dei dodici apostoli per la chiesa di Santa Maria Maggiore.

Si è occupato soltanto di scultura?

Beh, no. Pochi lo sanno, ma negli ultimi anni, quando non avevo più la forza per scolpire, mi sono dedicato alla pittura usando soprattutto gli acquerelli. Ho anche fatto due mostre, una a Udine e una a Pordenone.

Signor De Paoli, la ringraziamo per la gentilezza e per averci dedicato un po’ del suo tempo.

Nessun disturbo… ho l’eternità davanti! Grazie a voi!

Nella foto: il Monumento ai Caduti della prima guerra mondiale a Cordenons.

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