Nei pressi della sponda destra del Natisone in un piccolo paesino della provincia di Udine, Cividale del Friuli, si è saputo valorizzare e conservare una delle meraviglie dell’Italia longobarda: l’Oratorio di Santa Maria in Valle, meglio noto come “Tempietto Longobardo”.
Questo piccolo edificio fu edificato tra il 744 e il 756 e da subito si costituì come uno dei punti nodali della città. Era il luogo dove si trovava la cappella privata del gastaldo del re, il quale amministrava il patrimonio fiscale e i possedimenti territoriali regi a Cividale e nel ducato friulano. Sembra, tuttavia, che i primi insediamenti abitativi in questa zona risalissero già all’epoca tardo-romana, a partire circa dal VI secolo d.C.
Per accedere al Tempietto è necessario attraversare un’aula eretta in epoca medievale, forse con la funzione di sacrestia, ed entrare da una piccola porta sulla parete laterale dell’edificio.
La pianta è rettangolare e si compone di due ambienti. Il primo, adibito ai fedeli, è quadrato ed è coperto da una volta a crociera illuminata da cinque finestrelle ad arco; il secondo, il presbiterio, ha un’altezza molto inferiore ed è costituito da un ambiente tripartito da colonne che sorreggono volte a botte.
Ciò che sorprende di questo sito è l’apparato scultoreo e pittorico che si è conservato sino ai giorni nostri. L’oratorio è decorato da stucchi e affreschi risalenti all’VIII secolo d.C. Nella controfacciata si può ammirare un archivolto con una ricchissima ornamentazione costituita da un tralcio di vite, grappoli d’uva intrecciati e fiori che conservano reminiscenze orientali. Cividale, infatti, per circa due secoli, prima di essere città longobarda, era stata sottoposta al dominio bizantino ed è probabile che le maestranze del luogo avessero assimilato la cultura figurativa d’Oriente.
Non solo, nel presbiterio si sono conservati marmi e frammenti di mosaici che un tempo decoravano le volte a botte, sostituiti nel XIV secolo dalla decorazione ad affresco. È possibile osservarne una piccola porzione vicino alla navata meridionale a testimonianza dell’ornamentazione musiva che ricopriva il registro superiore delle pareti di fondo.
L’apparato scultoreo del Tempietto è ben visibile nella controfacciata dove prendono posto sei figure femminili, tutte nimbate. Le due statue ai lati della finestra, in atto di devozione, sono rivolte verso la luce che simboleggia la presenza di Cristo sulla terra, mentre le altre quattro, in posizione frontale, portano in mano una corona e la croce, simbolo del martirio.
Un’altra caratteristica singolare del Tempietto si trova a sinistra dell’arco che accompagna la finestra dove compare un’iscrizione a graffito che riporta il termine “paganus”. Si tratta di uno dei primi casi conosciuti di firma di artisti e in particolare di un magister cementarius responsabile dei lavori di stuccatura del Tempietto.
Il sito è legato ad un altro edificio storico, il Monastero di Santa Maria in Valle, anch’esso risalente alla metà del VII secolo d.C. e originariamente riservato alle Suore Benedettine. Nel 2011 il Tempietto Longobardo e il Monastero di Santa Maria in Valle sono stati dichiarati patrimonio dell’UNESCO.
Storica dell’arte, per molto tempo mi sono dedicata alle rubriche Radici nel tempo e Voli sul territorio, nel tentativo di valorizzare l’incomparabile patrimonio storico e artistico della mia regione. Oggi, faccio parte del consiglio direttivo dell’associazione e mi occupo di comunicazione.
Come ogni mancina che si rispetti, mi scivola tutto tra le mani. Qualche volta riesco a tenere ferma una penna, ma litigo con le parole. É con i libri già scritti che ho più affinità.