Quante volte siamo andati a eventi come Pordenonelegge per vedere e sentire parlare un personaggio famoso su una tematica qualsiasi o sulla presentazione di un libro/mostra? Sappiamo bene che quando un vip viene in città si creano lunghissime file in attesa: in fin dei conti, ci diciamo tra noi, quando ricapiterà un’occasione simile in cui fare la conoscenza del personaggio di turno che tutti conoscono? Negli ultimi 160 anni grandi folle si sono radunate in città per salutare diverse personalità, in visita alla città o di passaggio, da Garibaldi al re Umberto I, dall’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe a Mussolini. Alcuni poi sono passati in silenzio, magari perché non ancora famosi, come nel caso di Napoleone, o perché transitavano velocemente per raggiungere l’est e le Germanie.

Riprendendo il nostro viaggio nel tempo e lasciamo il turbolento 1797 per approdare a qualche anno prima. E’ il 13 marzo 1782. Ci troviamo davanti Palazzo Badini, in quella che in futuro sarà piazzetta Cavour. La cosa che salta subito all’occhio non è come si presenta la piazza, con poco o niente di simile rispetto a quella che siamo abituati a vedere (tranne, appunto, Palazzo Badini), ma il fatto che proprio davanti a noi, da corso Garibaldi verso Piazza XX settembre, che ancora non esiste, stia transitando un’imponente carovana: carri carichi di bagagli trainati dai quattro ai sei cavalli sono seguiti da carrozze trasportanti persone all’apparenza vestite elegantemente. Sembra siano funzionari e maggiordomi.

La carovana procede lentamente, mentre tutte le campane di Pordenone suonano a festa. Nell’attesa chiediamo a un ragazzino che ci passa vicino se oggi ci sia un qualche evento importante a cui magari presenzierà un’autorità. Ci risponde che oggi non sono previste feste o occasioni importanti. Da come ce lo fa intendere sembra che non sappia neanche lui il motivo di tutto questo trambusto. Decidiamo quindi di fermarci e vedere chi stia arrivando.

Passano nel frattempo tre ore: sono ormai le 16:57 e il sole sta già calando. Fino a questo momento, sono transitate solo carrozze di vettovaglie e funzionari. D’un tratto la linea uniforme della carovana si interrompe: sei corrieri a cavallo distanziano l’ultima carrozza di bagagli di una ventina di metri. Quattro di questi recano in mano l’inconfondibile vessillo della Repubblica veneta, mentre gli altri due uno diverso: due chiavi si incrociano su uno stemma sormontato dalla tiara, il tipico copricapo papale, il tutto su uno sfondo rosso. Non ci sono dubbi: è lo stemma dello Stato della Chiesa. Quindi di passaggio sarà probabilmente un alto prelato o un cardinale, magari in missione verso Vienna.

Passati i sei corrieri, segue una piccola squadra di soldati a cavallo con sciabola sguainata. Forse è un po’ troppo per un semplice cardinale: sono soldati tirati a lucido, con luminose corazze e fiero portamento. Non è certo prassi della Chiesa far procedere un tale cerimoniale per un solo vescovo o prelato, nemmeno se fossero stati più di uno. Come noi, anche una piccola folla, che nel frattempo si è radunata in piazza, si stupisce di tanta magnificenza, a detta di alcuni degna di un sovrano. Ma chi sta arrivando allora?

I soldati d’un tratto cominciano a rallentare e si fermano. Dietro di loro seguono tre carrozze trainate rispettivamente da sei cavalli ciascuna. La prima in fila, la più elegante delle tre, si ferma a pochi passi da noi al punto che riusciamo a scorgere chi sia al suo interno: un anziano signore vestito di rosso in rocchetto e camauro e con un cappello in testa ci fa cenno di avvicinarci. Prontamente rispondiamo alla richiesta e ci approcciamo quanto basta per capire chi egli sia. Il pensiero di un cardinale o un alto prelato scompare del tutto: è il papa!

Sappiamo che nell’anno in cui siamo, papa Pio VI era dovuto andare a Vienna per discutere con l’imperatore Giuseppe II d’Asburgo-Lorena di alcune riforme ecclesiastiche adottate da quest’ultimo. E proprio ora lo abbiamo davanti. Salutandoci, ci chiede se e dove sia possibile fare una sosta per un cambio di cavalli: il viaggio per l’Austria è ancora lungo. Siamo ancora attoniti dalla sua presenza: con molta difficoltà, data dall’emozione di avere davanti uno dei più famosi sovrani d’Europa e del mondo, riusciamo a dargli una risposta. Può fermarsi tranquillamente proprio qui dietro, a Palazzo Badini, luogo in genere in cui tutti i forestieri di una certa importanza che passano per Pordenone sostano prima di ripartire.

Non facciamo tempo a dirgli altro che le guardie in servizio ci allontanano assieme a una grande folla immediatamente sopraggiunta per chiedere la benedizione al pontefice. E’ una ressa che non si è mai vista a Pordenone: la gente arriva da ogni dove nel tentativo di farsi strada per raggiungere la carrozza del papa; dalle finestre delle case gli abitanti gioiscono e salutano a festa l’evento mentre le campane di chiese e campanili suonano incessantemente. La curiosità di vedere in prima persona il pontefice è tale che non sono solo i pordenonesi a spingere per avvicinarsi: tra loro vi sono anche molti forestieri usciti dalle locande vicine. Insomma, è un evento che resterà nella storia per tanta festa che si sta facendo.

Passano quindici minuti, tanto dura il cambio dei cavalli, e la carovana riprende ad avanzare con più lentezza rispetto a prima: evidentemente Pio VI ha ordinato di procedere lentamente per poter benedire il popolo con più calma. Mentre il papa si allontana sempre più da noi, rivolgiamo uno sguardo alla seconda carrozza che lo segue. Al suo interno riusciamo a distinguere un personaggio con uno strano berretto in testa. Questo nella forma ricorda molto il berretto ducale tipico dei dogi di Venezia. E infatti l’uomo che lo indossa altro non è che un doge, ma non uno qualunque: è Sua Eccellenza Ludovico Manin. Il nome a molti non dice niente ancora oggi però egli sarà conosciuto e ricordato dalla storia, nel giro di 15 anni, come l’ultimo serenissimo principe della Repubblica veneta. Al momento sembra piuttosto infastidito dalla ressa, data l’espressione sofferente sul viso. Non pensiamo sia di suo gradimento il fatto di accompagnare il papa per tutto il viaggio entro lo Stato veneto. Ma questo, e lui lo sa bene, è il protocollo.

Nell’arco di una mezz’ora tutta la carovana lascia la città: la piazza si svuota e ognuno riprende le proprie mansioni. Il sole è ormai all’orizzonte: la più partecipata ed emozionante giornata della storia di Pordenone è finita.

2 Comments

  • Carlo Marino, 21/04/2016 @ 12:03

    Come si riesce a capire che è Palazzo Badini?

    • Alessio Conte, 21/04/2016 @ 12:25

      Salve Carlo! Palazzo Badini è quell’edifico di colore rosso-arancio che fa angolo tra piazzetta Cavour e corso Garibaldi, attualmente sede della mediateca.

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