Venendo a scoprire la vita di Sauro e di Slataper, mi sono ritrovato a leggere un nome molto frequente: Giani Stuparich. Chi era costui? E Perché era cosí legato con la cittá di Trieste e che cosa ha fatto di tanto particolare da essere comunque ricordato nella cittá Mitteleuropea? Mi connetto con L’Oppure e mi ritrovo a leggere la sua vita.
Nato in una Trieste ancora asburgica, nel 1891, da padre di Lussino e da madre triestina, si iscrive inizialmente all’università di Praga per poi passare un anno dopo a quella di Firenze dove nell’aprile del 1915 si laureerà in lettere con una tesi su Nicolò Machiavelli.
Il mese dopo, il 24 maggio, l’Italia entra in guerra e da buon triestino irredentista si arruola come volontario assieme al fratello Carlo e all’amico Slataper. Combatté primamente sul Carso e poi sul monte Cengio. Ferito due volte, viene fatto prigioniero e quindi internato in ben cinque campi di concentramento austriaci.
Quando finisce la guerra e viene liberato, torna nella sua cittá natia e sposa Elody Oblath con cui avrá tre figli: Giovanna, Giordana e Giancarlo; inizia la sua carriera di professore di lettere presso il liceo Dante Alighieri di Trieste nel 1921. Quando negli anni successivi il fascismo diventá una realtá totalitaria, Giani si rifiuta di prendere la tessera e si rifiuta di aderire a qualsiasi manifestazione politica. Proprio per questo, quando il fascismo diventa piú cruento e piú radicale, negli anni della seconda guerra mondiale, viene internato assieme alla moglie alla Risiera di San Sabba. Fortunatamente, viene rilasciato dopo una settimana grazie all’intervento del vescovo triestino Antonio Santin e del prefetto Bruno Coceani. E proprio in quegli anni che inizia a fare partecipare attivamente alla Resistenza Italiana, entrando nei quadri del Comitato di Liberazione Nazionale.
Quando il CLN dichiara finita le ostilitá e viene sconfitto il nemico nazifascista, Giani alterna la professione di giornalista con quella di scrittore, impegnandosi anche politicamente in conferenze e dibattiti, partecipando anche a convegni letterari onorando scrittori celebri e uomini dal grande peso politico civile che furono anche suoi amici come Umberto Saba, Virgilio Giotti, Biagio Marin, Pietro Calamandrei e Guglielmo Reiss Romoli.
Da giornalista, collabora dal 1932 al 1955 per La Stampa e Il Tempo dal 1954 al 1960 scrivendo parecchi articoli sulla questione triestina e della Venezia Giulia.
Muore a Roma nel mese di Aprile del 1961, sazio di soddisfazioni e di opere.
E cosí vengo a sapere che tutto sommato, questo Stuparich non era solo un amico delle personalitá piú importanti e coraggiose della trieste della Grande Guerra. Era egli stesso un uomo coraggioso e onesto intellettualmente, lontano da ogni tipo di facile carrierismo, ha preferito farsi internare sia dagli austriaci che dai fascisti, pur di non perdere la propria dignitá. Io non so se saró in grado di comportarmi cosí allo stesso modo come lui, messo nelle stesse situazioni. L’unica cosa che sento di fare è di rispettare la sua memoria e prenderne esempio.

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