Mi piace molto passeggiare per Trieste. Questa volta voglio andare dal teatro Verdi alla chiesa di San Giusto, e mi voglio perdere per un po’. Giunto al teatro, meta iniziale della mia gita cittadina quotidiana, scopro che ci sono dei fori: da dove vengono? Da che cosa sono stati causati?
La mia intuizione mi fa dire che si potrebbe trattare di un bombardamento navale o qualcosa del genere. Ma quando? Nella seconda guerra mondiale? Non mi risulta che la marina regia, tedesca o inglese abbia bombardato queste zone. Nella prima? Possibile, ma non credo. Cioè, ok, qua si combatteva ma nel Carso e le battaglie navali le facevano nelle isole, non qui. Prima ancora? Escludendo un’eventuale ribellione da parte dei triestini negli anni del risorgimento e in quelli del quarantotto, non vedo perché magari Trieste sia stata bombardata dagli austriaci o comunque da eserciti di quell’epoca, durante l’età Napoleonica. Proseguo il mio viaggio per via Roma e lì scopro la presenza di una lapide che fa al caso mio. Dice che all’altezza di via Molino a Vento si è svolta una battaglia tra austriaci e francesi e che è possibile vedere un proiettile da 48 libre che ha distrutto le abitazioni vicine. Devio in direzione del Parco di Villa Giulia e arrivo in via Commerciale. Qui, l’angolo Scala Lauri venne distrutta con una palla da 48 libbre e i proiettili sono ancora evidenti.
Riattraverso il parco e mi rilasso un po’. Prendo lo Smartphone e mi informo circa la situazione di Trieste durante le campagne napoleoniche. Scopro che Trieste è stata occupata ben tre volte dalle truppe del petit General durante quegli anni, nel 1797 durante la campagna d’Italia, nel 1805 mentre passava per prendersi l’Illiria e nel 1809 per assegnarla alla Provincia Illirica, perdendo così la sua autonomia da Porto Franco. Ma non so ancora niente circa un’eventuale battaglia navale che ha distrutto o sbriciolato certe abitazioni della città.
Credevo che stare steso sul Parco di Valle Giulia mi avrebbe fatto riposare un po’. Il problema è che quest’estate è abbastanza strana e infatti non è che mi sentirò benissimo se rimango ancora steso per un po’. Mi rialzo e mi ricordo del mio obiettivo: giungere alla chiesa di San Giusto.
Ho voglia di perdermi e non so perché motivo mi ritrovo in via Chiadino, praticamente dall’altra parte della città e nell’abitazione numero 5 mi ritrovo un’altra impronta di proiettile molto simile a quelle che avevo trovato sia nel teatro Verdi che in via Commerciale: l’evento dev’essere lo stesso. Mi dirigo per la chiesa di San Giusto, attraverso la Villa Engelman e arrivo fino alla piazzetta Gian Battista Vico: la chiesa ormai è alle porte.
Mi avvicino, anche qui ci sono le impronte dei proiettili nella facciata: ma certo! Dietro c’è il castello di San Giusto con l’annesso museo, proverò a chiedere alle guide o agli addetti ai lavori.
Vengo a sapere che ci fu una battaglia decisiva per la sconfitta decisiva di Napoleone (prima di Waterloo e addirittura prima di Lipsia, s’intende). Dentro il castello si rifugiarono 800 soldati francesi che costrinsero le truppe austriache ad assediarlo. Intanto gli Inglesi bombardavano la città, con l’obiettivo di prendere le truppe napoleoniche.
Tutto torna. Esco dal museo e dal Castello e mi dirigo in via Rota. Ci sono delle impronte di proiettile di un cannone britannico anche lì e mi convinco che dopotutto, gli Inglesi avevano sì la più potente marina militare del mondo, ma che di certo non eccelleva nella mira.
Finisco così il mio itinerario, ammirando di nuovo, come fosse la prima volta il teatro romano, scoperto per caso durante l’epoca fascista.
Ripensandoci, Trieste, nel suo piccolo, è stata non solo decisiva nelle sorti d’Italia, ma addirittura dell’Europa che si sarebbe formata negli anni successivi a Napoleone: con la restaurazione, divenne la quarta città più importante dell’impero asburgico, solo dopo le due capitali imperiali, Vienna e Budapest e la capitale boema Praga.
Classe 1993, quinto di cinque fratelli, con una propensione verso i crostacei e i classici; vivo tra Casarsa, Venezia e Milano e vorrei diventare uno sceneggiatore. Indeciso e scettico su ogni cosa, scrivo per guardarmi attorno e descrivere dove mi trovo, al di là del mio effettivo stato in luogo.