Prosecco o vitigni autoctoni? Questa è la domanda che da un po’ di tempo a questa parte si sente di più in Friuli-Venezia Giulia. Come appreso di recente il prosecco ha superato le vendite dello champagne, un traguardo oltremodo gratificante per il settore enologico italiano. C’è però da registrare come, a fronte di una così buona notizia, ve ne sia una cattiva o comunque che deve far riflettere e proviene dalla velocissima espansione del vitigno Glera, da cui nasce il prosecco, in tutta la zona vitata regionale; non che si coltivi solo ed esclusivamente Glera, ovvio, ma il rischio di andare verso una monocoltura è molto elevato.

Chi ne sta facendo le spese in regione è il Friulano, alias Tocai, un vino che per nome e storia rimane il più rappresentativo nel nostro territorio. Ma che vino è questo Friulano di cui tanto si parla? Si tratta di uno dei vitigni più coltivati in regione, questo almeno fino a qualche anno fa; la sua grande diffusione è dovuta alla grande adattabilità che questa vite presenta, poiché riesce a vivere in terreni non troppo siccitosi e con un buon contenuto in argilla, terreno da cui deriva la spiccata mineralità del vino.

Le origini di questo vino non sono ancora oggi chiarissime, ma studi avviati a Conegliano intorno agli anni ’70 hanno dimostrato come il DNA del Tocai sia uguale a quello del Sauvignonasse francese. Un vitigno importato, riconducibile secondo storici e studiosi, al matrimonio tra il conte De La Tour e la nobile friulana Ervina Ritter, momento in cui si registrò la prima vera importazione di vitigni francesi in Friuli-Venezia Giulia.

Il Friulano, o Tocai, vive con noi da circa 200 anni, nei quali ha saputo imporsi come il vino bianco per eccellenza in Friuli, ispirando famosi detti popolari.

 


“Cul Tocai a sparissin duc’i mai”

(Con il Tocai spariscono tutti i mali)


 

Una controversia sul nome originario però, gettò improvvisamente un’ombra su questo prodotto. Nel 1993 dopo continue richieste dell’Ungheria, la Comunità Europea decretò come il nome “Tocai”, dal 2007 in poi, non potesse più essere utilizzato per definire il tipico vino friulano, bensì solamente quello ungherese (Tokaji), cosa abbastanza strana visto che i due non hanno praticamente nulla in comune, trattandosi uno, quello nostrano, di un vino secco e minerale, l’altro, quello ungherese, di un prodotto dolce, dolcissimo, ottenuto dalla mescita di vini diversi.

La Regione Friuli-Venezia Giulia nel 2008 fece ricorso, si rivelò però assolutamente inutile poiché il 15 novembre dello stesso anno la Corte Costituzionale stabilì il divieto di utilizzare il nome Tocai per la vendita sul territorio italiano.

Una bella beffa per il Friuli che tramite i suoi produttori continuò incessantemente la produzione di questo vino, cambiando il nome in “Friulano”, quindi ancor più tipico e legato al territorio.

Nell’immaginario collettivo comunque è sempre rimasto il Tocai, tanto è vero che ancora oggi nelle osterie e nelle frasche si sente quasi solo il nome Tocai ad indicare questo vino sapido e profumato.

Del resto il nome cambia, ma la sua tipicità, i suoi profumi e la sua storia restano.


“Che cos’è un nome? 
Quella che chiamiamo rosa,
con qualsiasi altro nome avrebbe lo stesso profumo”

(W. Shakespeare, Romeo e Giulietta)


 

Foto tratta da lecarline.com