Decidere, consapevolmente, di dedicarsi alla poesia, di scrivere versi nella contemporaneità, dovrebbe essere considerato un atto di coraggio: le incognite sono tante, le occasioni per promuoversi e farsi sentire, invece, molto poche. Dare forma a una proposta poetica che sappia tener conto di problemi teorici sostanziali, che nasca a partire da una riflessione intorno al che cosa dovrebbe significare fare poesia e che cerchi di capire il senso e il significato di un linguaggio che, se non deve essere considerato soltanto verso e rima, comunque necessita di una sua identità di ricerca e di espressione propria, indipendente dalla prosa, non è questione banale. Essere giovani e avere la forza e la volontà di cercare di andare oltre quel “non chiederci la parola” di Montale, dando nuova vivacità, affermando ancora, senza sentirsi anacronistici e senza sembrarlo, un concetto di bellezza che sembra quasi metafisico e riuscendo, in tutto questo, a confrontarsi con i paradigmi di una contemporaneità sempre più relativista, non è facile, anzi. Diventa, invece, una presa di posizione e un’ idea della poesia sulla quale sicuramente si potrebbe discutere ma che, comunque, desta interesse, fa riflettere.

Alessandro Lutman, giovane poeta di Monfalcone, nella sua raccolta Poesie d’autunno. Raccontandomi in versi (Forum Edizioni, 2015) prova a parlare di questo, di una poesia che è inquietudine, nella quale si può scorgere Leopardi ma, soprattutto, si può ritrovare una difficoltà nell’accettare un certo esprimersi della contemporaneità.

Lutman, nato nel 1995 e monfalconese di origine, ha frequentato il Liceo Linguistico “Scipio Slataper” di Gorizia, dal quale poi si è iscritto facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Udine, dove attualmente studia. Poesie d’autunno. Raccontandomi in versi è la sua prima e, per ora, unica raccolta di versi pubblicata.
Nonostante la giovane età, Lutman è già un poeta molto considerato e apprezzato, tanto che il suo lavoro è stato tradotto in russo e sloveno e le sue poesie sono state presentate non solo in Italia, ma anche all’estero, in Algeria, Danimarca e Francia. I suoi componimenti, inoltre, sono stati scelti, recentemente, dal Coro Filarmonico Città di Udine, in collaborazione con l’Ateneo Universitario udinese, per il primo Concorso di composizione corale dedicato al musicologo Renato della Torre, nel quale ogni compositore ha dovuto realizzare un brano a partire da uno dei suoi testi.

Versi armoniosi, i suoi, che, nonostante l’utilizzo del verso libero, riescono a rimanere classici, eleganti e precisi. Un lessico forbito, ricercato, quasi statuario nel suo essere, un utilizzo della parola sintetico e, al di là di tutto, mai superfluo. Una poesia, insomma, tutta da scoprire, distante ma, nel contempo, vicina, calda e sincera.