Quando si scopre un tesoro, indubbiamente l’emozione è grande, soprattutto quando in seguito si viene a conoscenza del suo grande valore. Se poi questo tesoro rappresenta una pietra miliare culturale e letteraria in senso stretto, la sensazione provata non può che essere più grande e intensa.

Un membro della nostra associazione, collaborando nella realizzazione di futuri eventi culturali che segneranno il 150esimo anno di vita della Storica Società Operaia di Pordenone (della quale è socio) nel corso del 2017, ricercando del materiale utile alla realizzazione di una prossima iniziativa, si è imbattuto in un libro che a primo colpo d’occhio sembrava un fascicolo finemente rilegato, delle dimensioni di un foglio A4, che pure dall’aspetto risultava avere una certa età. Aprendolo, ci si è subito resi conto dell’importanza del contenuto non solo dal titolo ma anche dalla data di pubblicazione.

Si trattava infatti della prima edizione in assoluto dei Sepolcri di Ugo Foscolo, edita a Brescia e datata 1807, la sola in cui il titolo completo comprende la parola “Carme” come definizione dell’opera e del suo contenuto. Fatte le dovute ricerche, si è poi saputo che, di questa edizione, ne vennero stampate poco più di cento esemplari in carta velina forte (e pochissimi in carta velina fina), di grande raffinatezza ma di scarso smercio a causa dell’elevato prezzo di copertina, all’epoca non proprio alla portata delle tasche di tutti.

Attualmente, sul catalogo del Sistema Bibliotecario Nazionale risultano note solo quindici copie, conservate in varie biblioteche sparse in tutta la Penisola. Tra esse figurano biblioteche di grandi città italiane come Firenze, Torino, Pavia, Napoli e Roma. La copia posseduta dalla Società Operaia di Pordenone, ancora sconosciuta al SBN, potrebbe essere annoverata come la 16esima, presentata ieri al pubblico grazie all’interessamento e al prezioso contributo del Gruppo giovani della Società Operaia e del Liceo Leopardi-Majorana di Pordenone.

Composto tra l’estate e l’autunno del 1806, l’opera fu probabilmente ispirata da motivazioni di carattere sociale: con l’estensione della legislazione francese nel neonato Regno napoleonico d’Italia, tra il settembre e l’ottobre 1806 anche l’editto di Saint-Cloud divenne legge sul territorio italiano soggetto a Bonaparte. Tale decreto regolamentava le pratiche sepolcrali ispirandosi a criteri igienici e di egualitarismo sociale, vietando la sepoltura nei centri urbani e introducendo un controllo sulle iscrizioni funerarie, che dovevano essere consone allo spirito della Rivoluzione francese, e pertanto non dovevano contenere riferimenti nobiliari. Le sepolture quindi dovevano essere anonime con la collocazione delle lapidi ai margini dei cimiteri.

Simpatizzante della Rivoluzione francese, Foscolo, che pur condivideva molti aspetti dei presupposti culturali dai quali nascevano simili provvedimenti, ne rifiutava l’effetto di omologazione che ricadeva sui defunti e sui valori del passato riconoscibili in essi.  Egli pertanto decise di scrivere un carme dai toni e dalla forma ricalcante la classicità, facendosi portavoce, all’interno del dibattito internazionale sul tema, non solo di un alto sentimento culturale di contrarietà ma anche di un audace tentativo di ridefinire da un punto di vista laico inedito il valore della morte e dei riti che, fin dalla nascita della civiltà, l’hanno storicamente accompagnata. Si trattava di riscrivere le coordinate di una nuova antropologia laica che prendesse il posto di quella cristiana fino ad allora dominante.

Questa la coraggiosa proposta dei Sepolcri.

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