Perché il genere che in Italia chiamiamo ‘giallo’ con il suo sottogenere, cioè il ‘poliziesco’, si è sviluppato in Francia prima e in Gran Bretagna poi ma ha tardato a diffondersi in Italia? Una questione di come l’opinione pubblica si è rapportata con la divisa nei diversi paesi nelle diverse epoche, come hanno egregiamente spiegato Francesco De Nicola ed Elvio Guagnini oggi a Grado Giallo.

La divisa è sempre simbolo di potere, questo sottolineano subito i relatori. L’essenza di questo simbolo, però, cambia in base al tipo di potere che essa rappresenta, così come l’essenza del rapporto che si instaura tra la divisa e l’opinione pubblica. Ed è questo rapporto a determinare la nascita del genere in ambito francese ed inglese. Un evento in particolare, l’istituzione nel 1812 a Parigi di un corpo di polizia a protezione del popolo e non a tutela del regime assolutistico, segna la vera nascita dell’orizzonte di possibilità di genesi del genere giallo. Per la prima volta nasce il concetto della tutela dell’ordine pubblico che sia a favore del popolo e non solo a favore del governo contro il popolo.

L’immagine di una divisa volta alla repressione del popolo rimane invece fortemente radicata nella mentalità italiana, come si evince sia nella letteratura che nella storia della vita civile del nostro paese: si pensi alle forze dell’ordine ne I promessi sposi, o alla strage provocata da Bava Beccaris nel 1898.

Vari furono i tentativi in seguito all’Unità di dare nuovo lustro alle forze dell’ordine imposte con la nascita del nuovo Stato. Edmondo De Amicis, che aveva servito nell’esercito regio, negli anni ’60 dell’800, da direttore de L’Italia militare uscì con La vita militare e L’esercito italiano durante il colera del 1867, che, con l’intento e lo stile didascalico-propagandistico unitario che lo contraddistinguerà anche nel suo più celebre Cuore, cerca di offrire un immagine positiva delle forze armate nazionali. Come sottolinea bene Guagnini, anche Arturo Olivieri Sangiacomo, con la sua opera La vita nell’esercito, tenta un operazione analoga, anche lui dalla posizione di ex soldato. Molti anche gli orientamenti avversi in ambito letterario; uno su tutti lo scrittore Remigio Zena.

Il giallo insomma, lo hanno dimostrato i relatori, che lo hanno anche ribadito durante un’intervista, i cui risultati pubblicheremo a breve, è un modo di raccontare una realtà sociale, un modo di leggere le lacerazioni ma anche i rapporti che si instaurano nella società.

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