Voli sul territorio vi porta in collina, tra i filari e i campi che si perdono intorno a Rive d’Arcano, piccolo ma splendido comune dell’udinese dove sembra che il tempo si sia fermato.

Rive sorge su quella cerchia di morene friulane – colline di roccia e terriccio che il ghiacciaio del Tagliamento strappò dai monti e dal fondo nella sua discesa durante la glaciazione – che sinuosamente disegnano il paesaggio da Ragogna a Tricesimo.

La sua storia è caratterizzata – come tutto il Friuli, certo – dal continuo passaggio di varie culture: i resti di un castelliere, cioè un piccolo insediamento fortificato preistorico, sono delineabili tra i fiumi Patoc e Corno; oltre a ciò è importante la presenza di un necropoli romana e di una tomba longobarda al cui interno è stata trovata una pregievolissima croce d’oro, esposta in occasione delle mostre sui Longobardi a Cividale. E come potevano non fare un salto a Rive anche gli immancabili Unni e Ungari? Certo è che, con le loro invasioni, hanno contribuito a rendere sempre più massiccio il locale castello, continuamente spostato “su più alte e sicure rive”.

Ma da dove deriva il nome Rive d’Arcano? Un toponimo così curioso necessita sicuramente di indagini. Sembra che derivi dalle vicende legate al conte Leonardo di Corno a cui fu concesso il feudo dall’imperatore Ottone nell’XI secolo. Questo Leonardo, per giurare fedeltà a Impero e Patriarcato, aggiunse al suo blasone tre cani neri e un’aquila, venendo chiamato quindi signore di Tricano, o Tercano; senza metterci troppa fantasia possiamo facilmente capire come si sia giunti all’attuale nome.

Il fascino di Rive d’Arcano è comunque legato al già citato castello: superata la prima cinta muraria si entra nel cortile dove in passato vi era la curiosa cappella della “Madonna della neve” a ricordo del giorno in cui a Rive i colli furono coperti da una coltre di neve. Niente di strano o curioso dite? Bene, sappiate che era il cinque agosto.

Ora, se avete superato la seconda cinta di mura, sarete di fronte al castello vero e proprio, al mastio. Proprio nel castello ebbe luogo un fatto cruento, protagonisti: il conte Francesco d’Arcano e Todeschina di Prampero, marito e moglie. Sembra che i d’Arcano non siano mai stati di carattere amabile e, pare, nemmeno Todeschina –  data la felicità dei Prampero nel vederla andarsene di casa. Così, tra un litigio oggi e un litigio domani, Francesco pugnalò la moglie che, intingendo un dito nel sangue, riuscì a vergare le sue iniziali sul muro prima di esalare l’ultimo respiro. Francesco poi, murò il corpo che venne trovato solo nei primi anni del Novecento. Il Friuli non manca mai di regalare storie al limite della “soap opera” ante litteram.

Ma chiudiamo con qualcosa di più gioioso, protagonista ancora un Francesco, ma di Cordovado, e Riccarda d’Arcano, sua sposa. In ricordo delle loro nozze ogni anno vi è una rievocazione di due giorni in cui i vari borghi si sfidano in giochi medioevali per ottenere il Palio dei conti d’Arcano. Ma non solo: questi due giorni sono anche un buon motivo per gustare, in un banchetto tipico, due prodotti d’eccellenza: il vino e l’olio, vanto di Rive d’Arcano.

Se avete deciso di fare visita a questa splendida cittadina vi invitiamo a visitare il sito del comune di Rive d’Arcano.

 

Lascia un commento