Massimiliano Santarossa è uno scrittore pordenonese, ha quarant’anni e alle spalle ha alcuni romanzi “di strada” che raccontano la sua vita e quella delle persone con cui è cresciuto. È uno dei principali narratori di quel mitico Nord-Est ormai andato, di cui ha raccontato i lati più oscuri e duri.

Metropoli però, il suo ultimo romanzo, è un punto di rottura: il tema è cambiato, è cambiata l’ambientazione. Anche i tempi – verrebbe da dire – sono cambiati. Non siamo più nella periferia di una provincia industrializzata ma in un futuro prossimo.

Il mondo come lo conosciamo ora non esiste più dopo il Crollo Produttivo. L’intero sistema economico è collassato lasciando un pianeta distrutto e provocando milioni di morti. Metropoli è una fortezza, l’unica oasi di civiltà tra tante macerie.
Il protagonista del libro la raggiunge dopo un lungo vagare attraverso il caos. Tutto a Metropoli è razionale, programmato, controllato. In questa società ogni minima cosa è pensata in funzione della massima efficienza per il sistema. Chi non è capace di produrre non serve perché ormai il mezzo, la produttività, è diventato il fine.

Le metafore sono fin troppo evidenti. Come negli altri romanzi di Santarossa, anche qui la critica è rivolta all’annientamento della persona per soddisfare le esigenze di un sistema economico che sta mostrando le sue debolezze. In Metropoli la narrazione è sicuramente meno violenta e il linguaggio è più pulito ma la durezza del messaggio distopico rimane quella tipica dell’autore.
È interessante però notare come le inquietudini trasmesseci siano le stesse ad esempio di Thomas Malthus quando, alla fine del XVIII secolo, si interrogava sul tema della scarsità prospettando scenari apocalittici. Inoltre non può non venire in mente la forte vicinanza con Emanuele Severino e la sua critica al capitalismo, destinato a perire per l’inevitabile dominio che la tecnica eserciterà su di esso e l’umanità intera.

Quello di Santarossa vuole essere un invito a riflettere, un monito di uno scrittore che osserva la realtà e ne critica gli aspetti più disumani. Sicuramente merita di essere ascoltato.

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