Ai piedi dell’Altopiano del Cansiglio, nella terra di mezzo al confine fra il Veneto e il Friuli Venezia-Giulia, si coltiva da secoli una particolare varietà di figo, che racchiude in sé la storia e le caratteristiche di queste splendide terre, il Figo Moro da Caneva.

Nonostante questo fico sia originario dall’Asia Minore, oggi viene coltivato esclusivamente nelle campagne fra i comuni di Caneva e Cordignano, rispettivamente in provincia di Pordenone e Treviso. Furono probabilmente i fenici, che usavano i fichi essiccati come principale alimento durante i loro viaggi in mare, ad introdurne la coltura in queste terre, mentre le prime testimonianze certe relative al Figo Moro risalgono al XIV secolo, quando viene citato come “frutto speciale che i porta da Caneva”, scoprendo così che era già noto nell’antichità come prodotto specifico, tipico della zona, il cui gusto e sapore erano talmente decantati da renderlo ricercato già in un periodo storico nel quale la domanda era sostenuta, confrontandosi quindi con i prodotti più in voga provenienti  dal Mediterraneo.

Un’ulteriore conferma del suo pregio e valore storico, oltre che alimentare, va sicuramente ricercata nel fatto che il Figo Moro era sempre presente in ogni spedizione della flotta Veneziana, sotto forma di fico secco. Il frutto fresco e i derivati erano invece riservati ai nobili della Serenissima, che ne apprezzavano la dolcezza e il sapore unico nel suo genere. In poco tempo il fico venne inserito nel mercato della Repubblica Veneta, dove veniva commercializzato col nome di “Lunghet” o “Figo dela jozza”, in virtù della sua caratteristica forma allungata, raggiungendo così il Bellunese e il Padovano, dove è tutt’ora presente nei più importanti mercati della zona.

La storia del Figo Moro da Caneva è talmente legata a queste terre da renderlo a tutti gli effetti un prodotto autoctono della zona. Le 800 piante più antiche, disperse in modo casuale lungo le campagne scoscese, si mischiano spesso alle coltivazioni di vite ed ulivo, altre piante caratteristiche del territorio. Gli abitanti più anziani del luogo affermano con orgoglio che quelle piante sono sempre state lì, da quando ne hanno memoria. Solo nel 2007, vista la crescente richiesta del mercato, si è deciso di ampliarne la coltivazione, introducendo così oltre 2000 giovani alberi, organizzati in veri e propri figheri.

La loro manutenzione è molto semplice, com’è abbondante la resa. L’unico intervento di cui questa varietà ha bisogno è infatti la potatura, che permette alle piante di crescere in modo ordinato e di mantenere un’altezza, mai superiore al 5 metri, che renda possibile un’agile raccolta dei frutti. Quest’ultima avviene in due periodi diversi dell’anno: fra giugno e luglio si raccolgono i fioroni, ovvero i fichi che si formano nell’anno precedente, mentre da agosto a ottobre avviene la raccolta dei frutti nati dai germogli primaverili. Il fico viene raccolto quando assume la caratteristica colorazione marrone-violacea tendente al nero, rigorosamente a mano, staccando il frutto con il picciolo intero, in modo da preservarne la buccia intera. La sottile scorza de Figo Moro è infatti molto importante per la sua resa gustativa, tanto che pensare di mangiarlo senza buccia sarebbe quasi un eresia: il suo retrogusto amaro e leggermente acido contrasta l’infinita dolcezza della sua polpa, riuscendo così a far impazzire le papille gustative  grazie ad un gusto unico nel suo genere, che trova riscontro in molti altri prodotti derivati di estremo valore.

Tra questi ricordiamo sicuramente le molte confetture e marmellate che riescono a preservarne il gusto integro, le tante salse da utilizzare in cucina, in abbinamento a piatti semplici come le carni bollite ma anche ai più sofisticati, che possono dare ai piatti di tutti i giorni un tocco davvero particolare. A queste si aggiungono i fichi caramellati da abbinare ai formaggi locali, e preparati per cucina e le basi per i gelati che ritroviamo nelle tante gelaterie sparse nei luoghi del Figo Moro. Infine, il fico di Caneva riesce a dare il meglio di sé anche nella forma liquida, grazie al suo utilizzo in un particolare tipo di aceto, concentrato in botte per almeno 2 anni e raffinato con caramello di fico, detto “Aseo moro de fighi”, con la produzione di un introvabile caramello, realizzato esclusivamente con gli zuccheri provenienti dal suo frutto, e con la produzione di una delicata birra di fichi da 6 gradi, realizzata dal birrificio artigianale di Valscura, a Sarone (PN), talmente buona da ottenere il riconoscimento dei 3 calici alla fiera della birra di Milano. Ma non potevano certamente mancare i prodotti per la cura del corpo, come un particolare docciaschiuma , che utilizza le proprietà esfolianti ed ammorbidenti del fico per rendere la pelle vellutata ed elastica.

La bontà del Figo Moro è legata in maniera indissolubile alle caratteristiche e ai valori dei luoghi in cui cresce. Una zona caratterizzata da un microclima particolare, dove ai piedi delle montagne il clima è ventilato, l’escursione termica fra il giorno e la notte regolare e l’apporto di sole costante. Il terreno inoltre è ricco di sali minerali, ferro e carbonato di calcio, e l’umidità all’altezza delle radici non è mai eccessiva. Queste caratteristiche permettono di mantenere un elevato standard qualitativo, costante nel corso degli anni, per una coltivazione che frutta alle aziende un importante ricavato.

Ma il ricavato, per gli abitanti di queste terre, non è certo l’aspetto più importante. Il Figo Moro è per loro il riconoscimento di molti sacrifici, di tanta fatica e sudore versato. Con questo frutto convivono e si confrontano costantemente, ogni giorno, tanto da riconoscersi in esso. Uomini forti, che crescono in fretta senza il bisogno di spinte dall’esterno, uomini dall’aspetto ruvido e scuro, ma che nascondono al loro interno una dolcezza e un calore unico, proprio come i loro frutti.

(Per scoprire altre curiosità, i punti vendita e i prodotti relativi al Figo Moro, visitate il sito del Consorzio per la sua tutela e valorizzazione – Photo: ortoveneto.it)

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