“Voli” sul territorio si vuole concentrare su un luogo da molti considerato magico ed incantevole, per la bellezza del panorama e la quiete che si respira: l’abbazia di Rosazzo.

Situata nella splendida cornice dei colli orientali del Friuli, nella frazione di Rosazzo, del comune di Manzano, l’abbazia desta sorpresa ed ammirazione in tutti i visitatori che la raggiungono. Questo ambiente armonioso, raccolto e rilassante è sempre a disposizione di chi desidera pregare, contemplare, confrontarsi o consigliarsi con una persona amica.

La storia e le origini dell’abbazia sono contraddistinte da numerose controversie ed incertezze, tanto che molte informazioni si possono ricavare soltanto dalle leggende e dalla tradizione popolare. Secondo i racconti che si sono tramandati nel tempo, la nascita di questo luogo si deve ad un eremita di nome Alemanno che nell’anno Ottocento, spinto dalla volontà di trovare la pace dell’anima, si insediò proprio in questi luoghi solitari e qui vi costruì un piccolo oratorio ed una cella. Si pensa che il nome “Rosazzo” si debba al fatto che con l’arrivo della primavera, le colline del posto si colorassero come una tavolozza di brillanti colori, grazie alla presenza delle variopinte rose dal profumo denso, intenso e penetrante che crescevano selvatiche sui colli della zona contribuendo a rendere pittoreschi e poetici questi paesaggi. L’incantevolezza del luogo unita alla atmosfera di serena spiritualità attirò un numero sempre maggiore di fedeli, le celle si moltiplicarono nel tempo e l’oratorio divenne un monastero alla cui guida vennero chiamati i canonici regolari di Sant’Agostino. Risale al 1084 il primo documento ufficiale in cui viene reso noto che i religiosi dell’Ordine degli Agostiniani erano ospiti in un’abbazia chiamata, non a caso, Monasterium rosarum dove si occupavano della coltivazione di vigneti e uliveti. Il loro lavoro venne portato avanti poi dai monaci Benedettini, chiamati a Rosazzo da Ulrico, lungimirante patriarca di Aquileia a cui si deve inoltre l’elevazione al rango abbaziale avvenuta nel 1090.

Ora et labora, il celebre motto dell’Ordine dei Benedettini fu rispettato appieno con la realizzazione di un laboratorio davvero unico in regione e tra i più fertili del Medioevo per la produzione di vini ed olii molto apprezzati in tutte le mense più prestigiose d’Europa. L’intensa attività agreste fu successivamente portata avanti dai Domenicani che presero la gestione dell’abbazia a partire dal 1522. L’abbazia di Rosazzo godette fin dalla sua fondazione di un’ampia indipendenza ecclesiale tanto da interpretare un potere religioso di prestigio e di ricevere nel tempo importanti lasciti e donazioni che permisero di ampliare sempre più i possedimenti e i terreni dediti alla coltivazione delle vigne e degli ulivi.

Nei secoli l’abbazia, anche a causa della sua posizione geografica strategica, si trovò al centro di numerose dispute e subì varie traversie che però non scalfirono la propria integrità complessiva. Quando nel 1381 Filippo d’Alençon venne nominato patriarca i feudatari della città di Udine non la presero bene poiché lo ritenevano troppo vicino alle posizioni politiche ed economiche del contado di Cividale e, per l’influenza sulla nomina del patriarca, l’abbazia fu oggetto di numerose operazioni militari da parte delle truppe udinesi che tuttavia non riuscirono a conquistarla. Nel 1400 il contado di Cividale, che da sempre puntava al controllo diretto dell’abbazia, riuscì a far nominare come priore un proprio capitano con lo scopo di difenderla dalle invasioni provenienti da oriente oltre che dalle mire espansionistiche dei vicini feudatari. Questo fatto non fu gradito dal patriarcato di Aquileia che rispose nel 1422 assoldando (per mano del patriarca Ludovico di Teck) oltre quattromila ungari con l’intento di conquistare l’abbazia, cosa che effettivamente avvenne. Nel 1509, dopo essere passata sotto il controllo della repubblica di Venezia che aveva preso il potere in Friuli, l’abbazia subì l’attacco delle truppe del feudatario teutonico conte di Bunswick e venne incendiata. Dopo questo episodio l’abbazia di Rosazzo conobbe un periodo di relativa tranquillità in cui i religiosi dell’Ordine dei Domenicani poterono continuare a concentrarsi sulla attività vitivinicola.

L’abbazia è composta da un complesso di edifici il cui “perno” è la chiesa dedicata a San Pietro Apostolo al cui interno si possono ammirare gli affreschi di Francesco India detto “il Moro” oltre che gli altari degli scultori udinesi Giovanni e Giuseppe Mattiussi. Oggi, dopo aver subito diverse opere di ripristino ed essere stata anche residenza estiva dei Vescovi di Udine, il “monastero delle rose” opera come centro culturale, punto di incontro umanistico e sociale e sede di convegni, seminari e mostre risultando essere un luogo speciale ed estremamente attrattivo della nostra Regione.

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