Massimo Mantellini è uno dei “pionieri della rete” che abbiamo in Italia: dal 2002, anno in cui ha aperto il suo manteblog, è un punto di riferimento per chi si occupa di web nel nostro Paese. Lo è stato anche per Sergio Maistrello, che questa mattina lo ha intervistato in uno dei primi incontri a Pordenonelegge.

Come sempre si parte da un’analisi – impietosa, lo diciamo subito – dello stato attuale di internet in Italia. Un italiano su due non reputa infatti l’accesso alla rete come uno strumento utile alla sua vita quotidiana. Questo è un unicum in tutto il mondo avanzato, sintomo del primo problema del Belpaese: sottostimare le possibilità che il web può offrire.
A questo si aggiunga una sfiducia diffusa verso internet, che poteva essere giustificata qualche anno fa quando questa tecnologia era agli albori, ma che ora sembra del tutto incomprensibile.

In un contesto che è mediamente molto difficile per chi parla di nuove tecnologie, Mantellini crede che queste possano migliorare la vita dei ragazzi di domani.
Non si può quindi non parlare di scuola e di educazione digitale, viste anche le molte classi presenti. Ai docenti va l’invito dei due interlocutori a insegnare sia con gli strumenti della rete sia a parlare di come sono fatti questi strumenti, perché spesso questo percorso viene saltato.
Fondamentale è sviluppare quello spirito critico con cui ci si deve approcciare alla rete, dato che siamo noi il filtro dei contenuti che riceviamo immediatamente: questo è il più grande e sconvolgente cambiamento, secondo Mantellini.

Non mancano infine le osservazioni da fare alla politica, con cui Mantellini si confronta come consulente dell’Agenzia per l’Italia digitale. Oltre al problema infrastrutturale della banda larga, il nostro Paese è tra i pochissimi al mondo a non avere un Freedom of Information Act (FOIA): una legge che renda accessibili a tutti i documenti della pubblica amministrazione.

Come succede quasi sempre quando si parla di internet, rimane un certo alone di tristezza di fronte ai problemi che ancora vanno risolti. Per fortuna però è rimasta la stessa anche la speranza dei professionisti e degli appassionati della rete: ora non resta che costruire il nostro futuro digitale.

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