John Fitzgerald Kennedy lo chiamava il “coraggio della vita”, il coraggio che porta gli uomini a vivere, il coraggio di chi si sveglia la mattina e si alza per lavorare come ogni altro giorno. Lo amava molto quel tipo di coraggio il Presidente: riusciva a vedere nei piccoli gesti quotidiani quell’eroismo che solitamente riserviamo solo a imprese straordinarie. Sono molte le foto che ritraggono lui, benestante proveniente dall’aristocrazia americana, mentre stringe le mani degli operai come fossero soldati pronti per la guerra.

Saper cogliere la straordinaria portata della quotidianità non è stato solo appannaggio dei politici. Il primo Novecento con la lirica crepuscolare offre gli stessi contenuti: amore per le piccole cose, atmosfere comuni raccolte da un linguaggio prosaico e dimesso.
Questo piccolo movimento, spesso trascurato, voleva esprimere quell’esigenza di scendere dal piedistallo dorato della poesia aulica e sublime per approdare verso i lidi più caldi della vita vera. La bellezza era lì, fra i luoghi normali che ci stanno attorno e che forse vediamo ma non osserviamo.

Ci volle un’altra grande mente letteraria per riportarci a comprendere l’eccezionalità del quotidiano, e quella mente era Cesare Pavese. La sua narrativa esprimeva la passione per la semplicità. Oggi Pavese è considerato un grande della nostra letteratura, perché riesce ancora a trasmettere sentimenti diversi e nuovi a chi lo legge. Ha ancora qualcosa da dire: un classico, direbbe Calvino. Questa sua grandezza paradossalmente la dobbiamo alla sua piccolezza (solo apparente) nei contenuti.

Gli stessi contenuti che poi furono propri del Neorealismo cinematografico, il quale seppe declinare nelle pellicole di Visconti e De Sica ciò che quest’ultimo definì il “meraviglioso delle situazioni quotidiane”.
Il pensiero di fondo era sempre lo stesso: per capire l’uomo sotto ogni punto di vista, bisogna guardarsi attorno. La risposta alle nostre inquietudini, il senso delle nostre domande spesso è rappresentato non da mirabolanti azioni o da scenari sconvolgenti, bensì dalla semplicità dei gesti normali.

Non è quindi vero, come riportato nel Piccolo Principe, che l’essenziale è invisibile agli occhi. Spesso ciò che conta è al nostro fianco ogni giorno, solo che ci sembra privo di significato. Riscopriamolo, ci accorgeremo di quanto valore abbiano in realtà le piccole cose, e di quanto siano essenziali.

(Photo: fotocommunity.it)

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